Arrestati Xian Nanfu e Gao Yu: vittime della paura di Pechino su Tiananmen
di Wang Zhicheng
La televisione di Stato ha mostrato le "confessioni" dei due giornalisti. Xiang è accusato di "provocare disordini" con le sue notizie; Gao di aver diffuso "segreti di Stato". Analisti e colleghi apprezzano invece la loro professionalità. In queste settimane arrestati anche accademici e attivisti. Tempo di cambiare la legge sui "segreti di Stato", eredità comunista e dell'impero Qing.

Pechino (AsiaNews) - I giornalisti Xian Nanfu e Gao Yu sono le ultime vittime della psicosi che prende il governo cinese all'avvicinarsi dell'anniversario del massacro di Tiananmen. Come ogni anno, poche settimane prima dell'anniversario, che cade il 4 giugno, la polizia cinese si adopera a mettere agli arresti domiciliari, in isolamento o in prigione personalità del dissenso.

Xian Nanfu, 62 anni, è stato arrestato per aver pubblicato sulle pagine di Boxun, un portale cinese all'estero, "notizie false"  che "destano discussioni e provocano disordini"; Gao Yu è accusata di aver venduto "segreti di Stato" legati alla politica del Partito comunista cinese.

Entrambi i giornalisti, molto stimati, sono apparsi davanti alla televisione di Stato "confessando" le loro colpe.

Per la polizia cinese Xiang è stato arrestato per aver passato a Boxun delle "notizie false" quali quelle secondo cui le autorità fanno commercio di organi prelevandoli da persone vive e seppellendo individui ancora vivi.

In realtà Boxun ha precisato che Xiang ha parlato di manifestazioni di persone che accusavano il governo di tali crimini. Watson Meng, fondatore di Boxun, con base negli Stati Uniti, ha anche difeso il giornalista definendolo "degno di fiducia", avendo sempre provveduto articoli con foto e video. Egli ha anche negato che Xiang ricevesse "grandi somme di dollari Usa" per il suo lavoro.

L'accusa contro Xiang, "creare discussioni e provocare disordini", è anche quella usata dal governo contro i partecipanti a un seminario sull'anniversario degli eventi di Tiananmen, che ha portato all'arresto di quattro personalità fra accademici, avvocati, attivisti e cristiani.

L'accusa contro Gao Yu è ancora più grave: la giornalista 70enne, che ha già scontato sette anni in prigione, sarebbe accusata di aver venduto "segreti di Stato" a un portale straniero di notizie, un'accusa che potrebbe costarle altri 10 anni di prigione.

Né Xinhua, né la polizia precisano di quali segreti di Stato si tratti. Secondo il sito Mingjing Monthly, che pubblica i suoi articoli, si tratterebbe di una circolare interna del Partito comunista cinese, conosciuta come "Documento n. 9". In esso si ordina ai membri e alle forze dell'ordine di frenare "sette influenze sovversive" presenti nella società, fra cui le richieste di democrazia costituzionale, bollata come "occidentale", e i "valori universali" quali la libertà di parola e il rispetto dei diritti umani.

Il documento è stato reso pubblico mesi dopo dai canali ufficiali del Partito. Esso è importante perché mostra che la politica di Xi Jinping sta tradendo le promesse di riforme politiche che egli aveva fatto all'inizio del suo mandato, deviando verso un cammino più dittatoriale e maoista.

Analisti e colleghi esprimono solidarietà verso Xiang Nanfu e Gao Yu, il cui lavoro è sempre stato molto professionale. E si domandano se non è tempo di eliminare o precisare i termini sui "segreti di Stato" che in questi anni hanno portato molti giornalisti in prigione.

La legge sui segreti di Stato è infatti molto generica e rischia di abbracciare qualunque fuga di notizia che non piace alla leadership. Un giornalista che vuole restare anonimo, ha dichiarato: "Questa legge risente della paura di Tiananmen, che è una paura tutta comunista, e dell'eredità imperiale, quando fino all'800 ai cinesi era proibito ogni contatto con gli stranieri, perfino insegnare loro la lingua cinese".