Psicosi Tiananmen: arrestato anche Bao Tong, che voleva fermare i carri armati del massacro
E' la prima volta che lo statista viene sequestrato dalla polizia in occasione del 4 giugno. In passato era invitato a prendersi una "vacanza forzata" lontano da Pechino. Almeno 80 fra attivisti, avvocati, accademici, cristiani sono stati arrestati, isolati, interrogati per prevenire ogni memoria di Tiananmen. Silenzio sul numero dei morti. All'indomani del massacro la Croce rossa disse che vi erano 2600 morti, ma in seguito ha ritrattato.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Nell'annuale tentativo di bloccare la memoria del massacro di Tiananmen,  la polizia ha arrestato lo statista Bao Tong. Finora sono almeno 80 le persone detenute o isolate per un loro qualche legame con eventi legati al 25mo anniversario della violenta soppressione del movimento di studenti e operai.

Bao Tong, 81 anni (v. foto), era un collaboratore di Zhao Ziyang, segretario del Partito al tempo del massacro. Entrambi erano contrari all'intervento dell'esercito per "ripulire" la piazza dal sit in che si prolungava da settimane. Ma ha vinto la decisione di Deng Xiaoping e di Li Peng. Zhao e Bao sono stati arrestati e i carri armati sono arrivati in piazza Tiananmen uccidendo e stritolando i giovani lì radunati. Da allora Bao ha passato sette anni in prigione e vari decenni agli arresti domiciliari, anche se il Partito gli ha permesso ogni tanto di incontrare giornalisti stranieri per interviste o commenti su fatti correnti.

Bao Pu, il figlio di Bao Tong, ha detto di non sapere dove suo padre è stato portato via e non è possibile rintracciarlo.  Questa è la prima volta che il padre viene sequestrato dalle forze dell'ordine. "In passato - spiega - le autorità gli chiedevano di lasciare la sua casa [a Pechino] intorno al primo giugno, ma non lo obbligavano. Quest'anno lo hanno portato via".

Negli altri anni, Bao prendeva una "vacanza forzata" viaggiando nel Jiangsu o nel Zhejiang, per tenerlo lontano dalla capitale e da possibili celebrazioni dell'anniversario del massacro.

Il Partito comunista cinese ha sempre giudicato come "controrivoluzionari" gli studenti del movimento non violento, che chiedevano democrazia e fine della corruzione. In questi anni ha fatto di tutto per cancellare la memoria del massacro, arrivando fino a giustificarlo come un "male minore" per salvare lo sviluppo economico del Paese. Ma associazioni - come le Madri di Tiananmen, i genitori dei figli uccisi -, attivisti e intellettuali domandano ogni anno che si faccia chierezza sulla vicenda e si cambi il giudizio sul movimento, che aveva carattere "patriottico", a favore della Cina.

Il Partito, che dovrebbe ammettere i suoi errori, preferisce soffocare,  arrestare e isolare chi osa tener viva la memoria.

Secondo il Chrd (China Human Rights Defenders) quest'anno sono state arrestate, isolate o interrogate almeno 80 persone fra attivisti, avvocati per i diritti umani, accademici, cristiani.

Nel tentativo di presentarsi come il migliore dei governi possibili, il Partito comunista cinese ha lanciato da tempo una rilettura (e pulitura) della sua storia, nascondendo purghe, violenze, disastri causati dalla follia dei suoi leader e dal monopolio del suo potere.

Sull'evento di Tiananmen non si riesce a sapere nemmeno quanti giovani sono stati uccisi. Le autorità di Pechino non hanno mai dato un elenco ufficiale. All'indomani del massacro, la Croce rossa cinese aveva dichiarato almeno 2600 morti, ma in seguito ha ritrattato le sue affermazioni. Organizzazioni per i diritti umani stimano i morti fra i 200 e i 2mila, uccisi nella piazza, nelle vie laterali e nei giorni seguenti al 4 giugno.