Papa: A Pentecoste nasce "una Chiesa che sorprende e scompiglia"
Al Regina Caeli, papa Francesco afferma che una Chiesa che "non sorprende" è una "Chiesa debole, ammalata, che deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione". "La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, elemento decorativo... Anche se quel messaggio ci porta problemi e tante volte ci porta al martirio". Il "grazie" per la preghiera che accompagnato la preparazione all'incontro per la pace che si terrà oggi in Vaticano, insieme al patriarca di Costantinopoli, a Shimon Peres e Mahmoud Abbas.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Quella che nasce a Pentecoste, con "l'effusione dello Spirito santo sugli apostoli riuniti nel Cenacolo", è "una Chiesa che sorprende e scompiglia"; una Chiesa da cui "nessuno si aspettava più nulla", e che invece "annuncia un messaggio nuovo"; una Chiesa non bloccata" dalla paura", che "non si rassegna ad essere innocua, elemento decorativo"; "una Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato". "Una Chiesa che non ha la capacità di sorprendere, è una Chiesa debole, ammalata, che deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione". Sono questi alcuni tratti della Chiesa delineati oggi da papa Francesco prima della preghiera del Regina Caeli.

Parlando della festa odierna, la Pentecoste, ai pellegrini radunati in piazza san Pietro egli ha spiegato così il carattere di "sorpresa" presente nella Pentecoste: "Nessuno si aspettava più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti orfani del loro Maestro. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua, raccontando le grandi opere di Dio (cfr At 2,6-7.11). La Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo - la Risurrezione di Cristo - con un linguaggio nuovo - quello universale dell'amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall'alto e parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo".

"Così - ha aggiunto - è chiamata ad essere sempre la Chiesa: capace di sorprendere annunciando a tutti che Gesù Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci e perdonarci. Proprio per questa missione Gesù risorto ha donato il suo Spirito alla Chiesa".

E a braccio, ha aggiunto una frase salutata da molti applausi: "Ma attenzione: se la Chiesa è viva, sempre deve sorprendere. Una Chiesa che non ha la capacità di sorprendere, è una Chiesa debole, ammalata, che deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione!".

Per spiegare poi  "lo scompiglio", egli ha detto: "Qualcuno, a Gerusalemme, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla paura, rimanessero chiusi in casa per non creare scompiglio". "Anche oggi - ha aggiunto - molti vorrebbero questo dai cristiani".

 "Invece - ha proseguito - il Signore risorto li spinge nel mondo: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, elemento decorativo. È una Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba e inquieta le coscienze. Anche se quel messaggio ci porta problemi e tante volte ci porta al martirio".

"La Chiesa nasce una e universale, con un'identità precisa, ma aperta, una Chiesa che abbraccia il mondo ma non lo cattura, come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per trattenere". E ha sottolineato: "Noi cristiani siamo liberi e la Chiesa ci vuole liberi".

Il papa ha poi invocato la Vergine Maria, "che in quel mattino di Pentecoste era nel Cenacolo, insieme con i discepoli. In lei la forza dello Spirito Santo ha compiuto davvero "cose grandi"(Lc 1,49). Lei, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, ottenga con la sua intercessione una rinnovata effusione dello Spirito di Dio sulla Chiesa e sul mondo".

Dopo la preghiera mariana del tempo pasquale - da domani si ritorna all'Angelus - Francesco ha ricordato che questa sera verso le 19,  i presidenti di Israele e Palestina si uniranno a lui e al Patriarca ecumenico di Costantinopoli ,"mio fratello Bartolomeo",  "per invocare da Dio il dono della pace nella Terra Santa, in Medio Oriente e nel mondo intero". Mentre dava l'annuncio, nella piazza alcuni giovani sventolavano decine di bandiere palestinesi.

"Desidero ringraziare - ha aggiunto  il pontefice - tutti coloro che, personalmente e in comunità, hanno pregato e stanno pregando per questo incontro, e si uniranno spiritualmente alla nostra supplica. Grazie!".