Il Sudest asiatico è il centro mondiale della pirateria
Lo scorso anno vi sono stati 150 attacchi nello Stretto di Malacca. Diminuiti gli episodi nell'Oceano Indiano e al largo delle coste somale. La pirateria incide per 18 miliardi di dollari Usa all'anno.

Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - Il Sudest asiatico e le sue rotte commerciali sono divenute il punto più infuocato per gli attacchi di pirateria, tanto da togliere il primato alla Somalia e al  Corno d'Africa.

Secondo un rapporto dell'Onu (United Nations Institute for Training and Research, Unitar), lo scorso anno vi sono stati 150 attacchi di pirati nello stretto di Malacca, fra Malaysia e Indonesia, con una crescita costante a partire dal 2010.

Da parte sua, l'Ufficio marittimo internazionale comunica che quest'anno, fra gennaio e marzo vi sono già stati 23 attacchi, soprattutto al largo dell'Indonesia.

Secondo l'Unitar, la situazione potrà solo peggiorare dato che l'area sta diventando il centro di gravità del traffico marittimo globale.

Vi è una crescita degli attacchi anche nel Golfo di Guinea (Africa occidentale), dove l'anno scorso vi sono stati 50 incidenti.

L'Unitar informa che comunque vi è un abbassamento della pirateria nella zona ovest dell'Oceano Indiano: lo scorso anno sono state attaccate 28 navi ma nessuna è stata sequestrata.

Gli attacchi sono diminuiti anche al largo delle coste somale. Ciò è dovuto alle scorte militari internazionali che perlustrano il Golfo di Aden e l'Oceano Indiano. Molte navi mercantili, poi, hanno cominciato ad avere uomini armati a bordo.

Secondo la Banca mondiale, gli attentati di pirateria incidono per 18 miliardi di dollari Usa all'anno sull'economia globale e sui costi di trasporto.