Esperti militari statunitensi in Iraq per contrastare l’offensiva degli islamisti dell’Isis
Il presidente Obama annuncia l’invio di 300 “saggi”, che collaboreranno con Baghdad per la preparazione di “azioni militari chirurgiche e mirate”. La Casa Bianca precisa che le forze Usa “non torneranno a combattere” in Iraq, ma aiuteranno il governo “nella lotta ai terroristi”. E rivolge un monito al premier al-Maliki, per un esecutivo più “inclusivo”.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente Barack Obama intende inviare "esperti militari" in Iraq, per aiutare il governo del Primo Ministro Nouri al-Maliki (sciita) a respingere l'offensiva dei gruppi militanti sunniti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante; l'Isis è una formazione jihadista legata ad al Qaeda, che negli ultimi 10 giorni ha conquistato ampie porzioni di territorio nel nord e nell'ovest del Paese e ora punta in direzione di Baghdad. Egli ha precisato che "le forze americane non torneranno a combattere in Iraq", dopo il ritiro dell'esercito nel dicembre 2011, tuttavia "aiuteremo gli irakeni impegnati nella lotta ai terroristi". 

Washington invierà almeno 300 esperti militari, che contribuiranno alla preparazione di "azioni militari chirurgiche e mirate, se e quando necessario", ma non vi saranno operazioni di terra o attività sul campo. Ha inoltre chiarito che al momento "non vi è una soluzione militare" e lancia un appello al governo sciita di Baghdad, perché sia "inclusivo" verso tutte le anime del Paese. 

Scelti dai reparti speciali dell'esercito americano, gli esperti militari istituiranno centri di comando in coordinamento con l'esercito irakeno, a Baghdad e nel nord; essi tuttavia potranno compiere anche alcune perlustrazioni sul campo, per valutare meglio la situazione. Alti funzionari dell'amministrazione Usa hanno affermato che - al momento - non sono previsti attacchi aerei, aggiungendo che se necessari saranno però "discreti e mirati". 

Nei prossimi giorni è in programma una visita ufficiale del segretario di Stato John Kerry in Iraq; egli chiederà alle sfere governative di Baghdad la formazione di un nuovo esecutivo maggiormente rappresentativo. Resta aperta la possibilità di bombardamenti aerei dell'aviazione americana, come richiesto nei giorni scorsi dal premier al-Maliki; Washington peraltro appare sempre più scontenta dell'operato di Baghdad, mentre si fa sempre più concreta la possibilità di una divisione in tre parti (sciita, sunnita e curda), come annunciato dal premier curdo.

Dall'inizio dell'offensiva dell'Isis sono state uccise centinaia di persone, molte delle quali (pare) nel contesto di esecuzioni di massa perpetrate dai miliziani sunniti.