Fra timori di violenze e allerta sicurezza, l'Indonesia alle urne per eleggere il nuovo presidente
di Mathias Hariyadi

Domani si vota per il successore di Susilo Bambang Yudhoyono. Concluse le operazioni all’estero, fra piccoli disservizi e denunce di irregolarità. Polizia e militari presidiano strade e centri sensibili. Leader religiosi lanciano appelli alla calma e al voto responsabile. Vescovi cattolici si professano neutrali, ma la base dei fedeli sostiene Jokowi, garante di libertà.

Jakarta (AsiaNews) - Timori e allarmi per possibili episodi di violenza, imponenti misure di sicurezza per prevenire possibili focolai di tensione, accuse di brogli nelle operazioni di voto all'estero e sondaggi dell'ultima ora sulla coppia vincitrice alle urne. È una vigilia carica di tensione e incertezza quella che accompagna gli indonesiani al voto per le presidenziali, in programma domani 9 luglio. A sfidarsi saranno la coppia formata dal governatore di Jakarta Joko "Jokowi" Widodo e dal vice Jusuf Kalla, ex numero due dell'attuale presidente Susilo Bambang Yudhoyono al primo mandato (favoriti alla vigilia), e il gen. Prabowo Subianto assieme al vice Hatta Radjasa. Analisti ed esperti di politica locale parlano di elezioni "storiche" per il futuro della nazione, per la sua economia, per i rapporti di forza al suo interno e gli equilibri fra etnie e religioni, nel Paese musulmano più popoloso al mondo. 

Le operazioni di voto all'estero si sono già svolte nei giorni scorsi, anche se i risultati ufficiali arriveranno solo con la chiusura delle urne in patria. Dai primi exit poll emergono risultati contrastanti: secondo un primo campione di ricerca è in netto vantaggio la coppia guidata dal governatore uscente di Jakarta, che godrebbe di un ampio consenso fra i lavoratori migranti. Un secondo istituto riporta invece la vittoria, seppur con margini di inferiori, del duo Subianto-Rajasa. Nei comitati elettorali prevale l'ottimismo e si tende a commentare il sondaggio favorevole al rispettivo candidato.

E proprio attorno al voto all'estero ruotano le prime polemiche di questa tornata elettorale; a Hong Kong un migliaio di lavoratori migranti non ha potuto votare, perché si sono presentati ai seggi dopo le 5 del pomeriggio, termine ultimo fissato dalle autorità locali per esercitare il proprio diritto. Fonti locali riferiscono inoltre che alcune persone - non identificate - promettevano ai cittadini esclusi dal voto di poter esprimere la preferenza, a patto di votare per Subianto. Immediata la protesta in Indonesia, in particolare fra i comitati elettorali a sostegno di Jokowi.

Tuttavia, nelle ultime ore a tenere banco sono la questione sicurezza e la connotazione settaria che contraddistingue una parte consistente dell'elettorato indonesiano. Da giorni è in vigore lo stato di massima allerta fra polizia e militari, con agenti e soldati stanziati nei settori più strategici e nei punti a rischio delle più importanti città. Appelli alla calma e alla regolarità del voto arrivano anche dal presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono e dai principali leader religiosi. 

Con un gesto a sorpresa, ieri lo stesso Yudhoyono ha invitato a palazzo i più importanti leader musulmani e cristiani (cattolici e protestanti), per incontri a porte chiuse dedicati proprio alla tornata elettorale, per scongiurare qualsiasi tipo di disordine. In successione hanno fatto il loro ingresso negli uffici del presidente il leader del Consiglio degli ulema indonesiani (Mui), il presidente del Sinodo delle chiese protestanti (Pgi) e il presidente della Conferenza episcopale indonesiana (Kwi), mons. Ignatius Suharyo, attuale arcivescovo di Jakarta.

Il leader Mui ha espresso preoccupazione per possibili scontri fra i rispettivi sostenitori dei due candidati. Di contro, il presidente dei vescovi ha confermato la posizione di neutralità della leadership cattolica - anche se vi sono sacerdoti "schierati" che hanno appoggiato in queste settimane in modo aperto e diretto una delle due coppie di candidati - e ribadito che ciascun fedele eserciterà il proprio diritto di voto secondo coscienza. Non ha mancato di far sentire la propria voce il sacerdote gesuita p. Franz Magnis Suseno, intellettuale di lungo corso, secondo cui una vittoria di Subianto darebbe nuovo vigore alla frangia islamista e metterebbe in serio pericolo la libertà religiosa nel Paese; secca la replica dei sostenitori dell'ex generale, che invitano il leader cattolico a non occuparsi di politica e ad evitare provocazioni o divisioni in seno alla società. 

In tema di preferenze, anche i due principali movimenti musulmani moderati - il Nahdlatul Ulama (Nu) e il Muhammadiyah - hanno confermato l'atteggiamento di neutralità e imparzialità. Tuttavia, sono i singoli leader religiosi locali - imam e ulema - che potrebbero incidere il modo significativo sull'esito del voto, per l'influenza esercitata sulla propria comunità. Nelle ultime settimane si è inoltre registrata una campagna diffamatoria e denigratoria nei confronti di Jokowi, cui è stato imputato di essere cristiano (in realtà è un musulmano moderato, che ha scelto un cristiano come vice a Jakarta), discendente di etnia cinese e membro del Partito comunista. Una campagna che, seppur rientrata ha avuto come effetto l'erosione (parziale) dei consensi.