Xinjiang: studenti musulmani costretti a mangiare durante il Ramadan
I professori registrano chi non prende acqua o cibo e minacciano di espellere i giovani dall'università o di bloccare i loro diplomi. Diversi giovani digiunano di nascosto. Condanne all'ergastolo e a pene fino a 15 anni per uso di internet nel diffondere "video terroristi di estremismo religioso violento". Portavoce uiguro: Pechino ha paura di perdere il suo monopolio nell'informazione.

Pechino (AsiaNews) - Molti studenti musulmani dello Xinjiang sono costretti dai loro insegnanti a mangiare durante il mese del Ramadan. Se essi rifiutano, sono minacciati di conseguenze come essere allontanati dalla scuola o perdere occasioni di carriera.

Già nel mese scorso, il governo centrale ha diramato indicazioni per proibire il digiuno a musulmani impiegati del governo e giovani al di sotto dei 18 anni. Ma diversi giorni dopo, perfino università come quella di Kashgar sta attuando il divieto verso i suoi studenti. I giovani sono obbligati a mangiare davanti ai professori e quelli che rifiutano "rischiano di essere espulsi  o privati dei loro diplomi".

Il Ramadan, uno dei cinque pilastri della religione islamica, prevede un digiuno di cibo e di bevande dall'alba al tramonto. Secondo gli studenti, l'amministrazione dell'università distribuisce bottiglie d'acqua e cibo durante il giorno, registrando i giovani che non accettano. Allo stesso tempo hanno ordinato a tutti i ristoranti della zona di chiudere i locali durante le sere del Ramadan, minacciando multe a chi non ubbidisce.

Molti studenti cercano di digiunare di nascosto: prendono il cibo e l'acqua, ma lo conservano fino a sera.

La campagna governativa contro il Ramadan è parte di una campagna più grande di lotta e controllo delle "violenti azioni terroriste" da parte della minoranza uigura, di religione islamica.

Nei mesi scorsi vi sono stati attentati in un mercato a Urumqi, a una stazione ferroviaria a Kunming, in piazza Tiananmen, tutti attribuiti all'irredentismo uiguro.

La minoranza turcofona si difende dicendo che essi cercano solo una maggiore autonomia e condivisione delle ricchezze della regione, assorbite dai coloni Han (cinesi).

Nella sua lotta al terrorismo, Pechino soffoca anche la libertà religiosa e culturale degli uiguri.

Due giorni fa una corte dello Xinjiang ha condannato tre persone all'ergastolo e 29 a pene da 4 ai 15 anni di prigione per aver disseminato su internet "dei video terroristi di estremismo religioso violento" e "partecipando a "gruppi terroristi".

Dilxat Raxit, portavoce del Congresso mondiale degli uiguri, in esilio all'estero, afferma che le sentenze mostrano la paura di Pechino a vedere minacciato il suo monopolio nell'informazione. "Le accuse della Cina- ha detto - sono una scusa politica per sopprimere i diritti degli uiguri ad usare internet".