Papa: Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre
All'Angelus papa Francesco sottolinea i "tre messaggi" contenuti nel "segno" della moltiplicazione dei pani: compassione, condivisione, eucaristia. Compassione è "immedesimarsi nella sofferenza altrui fino a caricarsela addosso. Così è Gesù: soffre insieme a noi, soffre per noi". "Quante volte noi giriamo lo sguardo da un'altra parte per non vedere i poveri. E questo è un modo in guanti bianchi per dire: Arrangiatevi da soli! Questo è egoismo". Andare all'eucarestia "con i sentimenti di Gesù".

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre.": è uno dei "messaggi" che papa Francesco trae dal vangelo di oggi (la moltiplicazione dei pani, Matteo 14,13-21) e che egli ha condiviso con le decine di migliaia di pellegrini radunati in piazza san Pietro per l'Angelus, rimasti anche sotto la pioggia e per questo definiti dal pontefice come "coraggiosi".

"Le nostre esigenze, pur legittime - ha aggiunto - non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri, che non hanno il necessario per vivere".

"Noi - ha aggiunto a braccio - parliamo spesso dei poveri. Ma quando ne parliamo, sentiamo che quell'uomo, quella donna, quei bambini non hanno la possibilità di mangiare di vestirsi? E i bambini non hanno la possibilità di andare a scuola?"

Questo stile di Gesù - ha precisato - nasce dalla sua compassione. "Di fronte alla folla che lo rincorre e - per così dire - 'non lo lascia in pace', Gesù non reagisce con irritazione, ma sente compassione, perché sa che non lo cercano per curiosità, ma per bisogno. E stiamo attenti: compassione non è semplicemente sentire pietà, significa compatimento, immedesimarsi nella sofferenza altrui fino a caricarsela addosso. Così è Gesù: soffre insieme a noi, soffre per noi. E il segno di questa compassione sono le numerose guarigioni da lui operate".

"Il secondo messaggio - ha continuato - è la condivisione. È utile confrontare la reazione dei discepoli, di fronte alla gente stanca e affamata, con quella di Gesù. I discepoli pensano che sia meglio congedarla, perché possa andare a procurarsi il cibo. Gesù invece dice: date loro voi stessi da mangiare. Due reazioni diverse, che riflettono due logiche opposte: i discepoli ragionano secondo il mondo, per cui ciascuno deve pensare a se stesso. Ragionano come dicessero: arrangiatevi da soli! Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione. Quante volte noi giriamo lo sguardo da un'altra parte per non vedere i poveri. E questo è un modo in guanti bianchi per dire: Arrangiatevi da soli! Questo è egoismo.

Se [Gesù] avesse congedato le folle, tante persone sarebbero rimaste senza mangiare. Invece quei pochi pani e pesci, condivisi e benedetti da Dio, bastarono per tutti. Attenzione: non è una magia, è un "segno"! Un segno che invita ad avere fede in Dio, Padre provvidente, il quale non ci fa mancare il 'nostro pane quotidiano', se noi sappiamo condividerlo come fratelli!".

"Infine - ha concluso - un terzo messaggio: il prodigio dei pani preannuncia l'Eucaristia. Lo si vede nel gesto di Gesù che «recitò la benedizione» (v. 19) prima di spezzare i pani e distribuirli alla folla. E' lo stesso gesto che Gesù farà nell'Ultima Cena, quando istituirà il memoriale perpetuo del suo Sacrificio redentore. Nell'Eucaristia Gesù non dona un pane, ma il pane di vita eterna, dona Se stesso, offrendosi al Padre per amore nostro".

"Noi - ha ancora detto a braccio - dobbiamo andare all'eucarestia con quei sentimenti di Gesù: la compassione, condividere... Chi va all'eucarestia senza questi sentimenti di Gesù, non si trova bene".