Hubei: confermata la condanna a morte per un industriale vicino a Zhou Yongkang
Liu Han ha fondato e diretto per anni l'Hanglong Group, colosso economico con interessi che vanno dal settore minerario all'energia. Secondo i giudici, ha usato l'influenza dell'ex zar della sicurezza - anche lui in stato di accusa - per ottenere denaro in maniera fraudolenta. Il Gruppo sarebbe divenuto "come la mafia". Condannati a morte anche il fratello e altri 3 funzionari, mentre 31 dirigenti sconteranno dai 3 ai 20 anni di galera.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - L'Alta Corte della provincia cinese dell'Hubei ha confermato oggi la condanna a morte nei confronti di Liu Han , tycoon del settore minerario caduto in disgrazia e per anni molto vicino all'ex potentissimo zar della sicurezza nazionale Zhou Yongkang. L'industriale aveva presentato ricorso contro la sentenza emessa nel maggio 2014 dalla Corte intermedia del popolo di Xianning, che lo aveva giudicato colpevole di 13 capi di imputazione: fra questi, omicidio e associazione mafiosa. Dopo aver udito la sentenza, l'uomo è scoppiato a piangere (v. foto).

Insieme a Liu Han sono stati condannati a morte anche il fratello minore Liu Wei e altre 3 persone: ma il processo, molto più ampio, ha coinvolto in tutto 31 funzionari dell'Hanglong  Group, società fondata da Liu nel 1997. Per questi, tutti condannati, le pene variano da 3 a 20 anni: le accuse sono le stesse. Ora sarà la Corte Suprema di Pechino a pronunciarsi - in ultimo grado d'appello - ma soltanto sulle condanne a morte: il carcere e le pene pecuniarie rimangono invariate.

L'Hanglong Group ha interessi che spaziano dal settore energetico a quello immobiliare: la corte lo ha condannato a pagare 300 milioni di yuan (circa 30 milioni di euro) per aver usato informazioni "in maniera fraudolenta, con lo scopo di ottenere prestiti bancari scoperti". Secondo i giudici, il suo fondatore Liu ha usato l'amicizia personale con Zhou Bin - figlio maggiore di Zhou Yongkang - per ottenere questo denaro.

La condanna a morte contro l'industriale rientra in una campagna di ampio raggio lanciata dal governo contro la corruzione nel Paese e, in maniera specifica, contro il gruppo di potere collegato a Zhou. Questi, un tempo definito "il politico più potente della Cina", è stato messo sotto accusa in maniera formale per corruzione lo scorso 29 luglio.