Nepal: 156 morti e 30mila sfollati per la "peggior frana degli ultimi 30 anni"
di Christopher Sharma
Il governo ha interrotto le operazioni di ricerca dei sopravvissuti. I più colpiti sono gli abitanti di tre villaggi del distretto settentrionale di Sindhupalchowk. L'area è abitata soprattutto da cristiani, ma non è stata ancora resa nota l'identità delle vittime. I sopravvissuti contro il governo, che non ha ancora allestito un piano di riabilitazione: "Siamo senza cibo da sei giorni".

Kathmandu (AsiaNews) - Il Nepal ha fermato le operazioni di ricerca dei sopravvissuti e dichiarato la morte di 156 persone in una frana che ha colpito la popolazione del distretto settentrionale di Sindhupalchowk, il 2 agosto scorso. Più di 30mila persone sono state sfollate. I villaggi più danneggiati sono quelli di Mangkha, Ramche e Jure. Secondo i dati del centro statistico nazionale, l'area è abitata in prevalenza da cristiani, anche se le autorità hanno spiegato che l'identità e la religione delle vittime deve ancora essere accertata

A provocare il terribile smottamento - considerato il più mortale degli ultimi 30 anni - sono state le alluvioni che a fine luglio hanno colpito l'area. La valanga di fango ha travolto e distrutto almeno 200 case a Tamang; sepolto il mercato di Ban Sanghu, che sorge lungo il fiume Sunkoshi. Quando la frana ha bloccato il corso d'acqua si è creato un lago artificiale, che ha inondato 30 abitazioni. Anche la scuola secondaria della zona è rimasta sepolta dal fango, e con essa anche 30 studenti, i cui corpi sono ancora intrappolati.

Per il momento il governo ha donato 40mila rupie a testa a un centinaio di famiglie per le spese funebri. Pochi altri, rimasti senza casa, hanno ricevuto 5mila rupie a testa.

Tuttavia la popolazione dei tre villaggi critica le autorità per non aver ancora attuato un piano per la riabilitazione. Ram Tamang, che ha perso sette membri della sua famiglia, spiega: "Il governo dovrebbe occuparsi di noi al più presto. Sono sei giorni che non mangiamo e siamo spaventati". In mancanza di un'organizzazione da parte del governo, la gente è costretta a dormire a cielo aperto, o a chiedere ospitalità ad altri villaggi.