Nuovi attentati nello Xinjiang, 12 morti e oltre 100 feriti
Gli attacchi hanno colpito edifici governativi e stazioni di polizia nella contea di Bugur. Per le autorità cinesi i responsabili sono separatisti della minoranza uigura, che da tempo lamentano di subire discriminazione etnica, controlli religiosi oppressivi e boicottaggio sociale.

Urumqi (AsiaNews/Rfa) - Almeno 12 morti e oltre 100 feriti: è il bilancio di una serie di attacchi esplosivi contro edifici governativi e stazioni di polizia nella contea di Bugur (regione del Xinjiang). Avvenuti il 21 settembre scorso, solo oggi sono emersi dettagli. Le forze dell'ordine sospettano che le bombe siano opera di separatisti della minoranza uighura, che da tempo lamentano di subire discriminazione etnica, controlli religiosi oppressivi e boicottaggio sociale.

Tra le vittime vi sarebbero anche tre poliziotti e sette attentatori. Questi sarebbero tutti morti nell'attentato a una stazione di polizia a Yengisar. Le altre città colpite sono Bugue e Terekbazar, ma non sono ancora note le cifre ufficiali delle vittime.

Il Bugur County Hospital ha ricoverato le persone con le ferite più gravi. "Ce ne saranno almeno 100 - spiega un'infermiera - perché i letti sono tutti occupati". Tra i pazienti figurano anche 20 poliziotti e un uomo sospettato di essere parte del gruppo di attentatori.

La regione dello Xinjiang è una delle più turbolente di tutta la Cina: qui vive l'etnia uighura, circa 9 milioni di persone turcofone e di religione islamica, che ha sempre cercato di ottenere l'indipendenza o una discreta autonomia da Pechino. Il governo centrale, da parte sua, ha inviato nella zona centinaia di migliaia di cinesi di etnia han per cercare di renderli l'etnia dominante. Inoltre impone serie restrizioni alla libertà religiosa, alla pratica musulmana, all'insegnamento della lingua e della cultura locale.