Affondamento del Sewol, chiesta la pena di morte per il capitano
La pubblica accusa sudcoreana conclude le arringhe del processo, in corso a Gwangju, contro 15 membri dell'equipaggio della nave colata a picco in aprile. Nella tragedia morirono 304 persone, per lo piĆ¹ studenti liceali. Chiesto l'ergastolo per tre alti ufficiali e pene dai 15 ai 30 anni di detenzione per gli altri 11 accusati.

Seoul (AsiaNews) - La pubblica accusa sudcoreana ha chiesto la pena di morte per Lee Joon-seok, capitano del traghetto Sewol affondato nell'aprile 2014 per motivi ancora da chiarire. Secondo il procuratore l'uomo, accusato di omicidio colposo, "ha fallito nell'eseguire il proprio compito. È scappato senza cercare di salvare le persone affidate a lui e durante il processo non ha fatto altro che mentire. Inoltre, non ha mostrato segni di pentimento". Il procedimento a carico di Lee è iniziato lo scorso giugno a Gwangju.

Insieme a lui sono alla sbarra altre 14 persone, tutti membri dell'equipaggio. L'accusa ha chiesto l'ergastolo per tre ufficiali di alto livello e una pena fra i 15 e i 30 anni di carcere per gli altri 11 accusati. Il verdetto per tutto il gruppo è atteso per la metà di novembre.

A bordo del Sewol vi erano 476 persone: di queste, 304 sono morte. La stragrande maggioranza dei passeggeri era composta da studenti liceali, che si recavano in gita nell'isola di Cheju (sud della Corea). Il disastro ha provocato lo sdegno e il dolore dell'intera popolazione. Inoltre, il fatto che il governo non abbia ancora dato il via a un'inchiesta sulle cause che hanno portato all'affondamento ha scatenato una serie di polemiche che ha fatto precipitare il gradimento della presidente Park Geun-hye.

Per ora la rabbia è concentrata sul capitano Lee. Durante il processo sono intervenuti alcuni sopravvissuti, che hanno testimoniato di aver ricevuto istruzioni dall'equipaggio contraddittorie e pericolose. Alcuni ufficiali del Sewol hanno ordinato ai giovani di rimanere al proprio posto, nonostante la nave avesse già iniziato la discesa verso il fondo. Da parte sua, Lee ha "ammesso" che "alcuni collaboratori avrebbero potuto fare di più".

La tragedia ha avuto una vasta eco anche durante la visita pastorale di papa Francesco in Corea, avvenuta dal 14 al 18 agosto scorsi. Il pontefice si è fermato più volte con i gruppi di familiari degli studenti morti - che chiedono al governo "verità e giustizia" - e ha indossato sulla mozzetta bianca la spilla a forma di nastro giallo che ricorda i giovani che hanno perso la vita in mare. Il Papa ha anche battezzato di persona il padre di una delle vittime, il signor Lee Ho-jin, che ha scelto di chiamarsi Francesco.