India, una latrina a cielo aperto che continua a uccidere migliaia di bambini l'anno
Con una popolazione mondiale di 7 miliardi di persone, il 60% di chi non ha un bagno vive nel Paese asiatico. Assenza di servizi sanitari, scarsa igiene e inquinamento dell'acqua provocano diarree acute e colera, spesso mortali. La campagna governativa "Clean India" promette di risolvere l'emergenza, ma parte della popolazione รจ scettica.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Nel 2014, l'India resta il Paese con il tasso più alto di mortalità infantile per malattie legate all'assenza di servizi sanitari. Su una popolazione mondiale di 7 miliardi di persone, New Delhi conta il 60% di abitanti sulla Terra senza accesso a un bagno privato o pubblico. Gli escrementi umani e animali finiscono nei campi, inquinando la falda acquifera, le colture e i corsi d'acqua, e provocando diarrea e colera. I dati sono stati diffusi da WaterAid, associazione internazionale per lo sviluppo, in occasione del World Toilet Day (19 novembre).

Le Nazioni Unite hanno definito il settore dei servizi sanitari una delle priorità per lo sviluppo dell'umanità, tenendo conto che il 35% della popolazione mondiale (2,5 miliardi di persone) non ha accesso a servizi igienici di base. I bambini sotto i cinque anni pagano le conseguenze più gravi di questa situazione: dal 2000 a oggi, almeno 10 milioni sono morti per diarrea, dissenteria o colera.

Ogni anno in India 600mila persone muoiono per diarrea acuta. Secondo le stime, 1,1 milioni di litri di escrementi finisce nel fiume Gange ogni minuto. Secondo Payal Hathi, direttore associato del Research Institute for Compassionate Economics, il problema centrale in India è che "le latrine, anche quando ci sono, non vengono usate". Una recente indagine condotta su 22mila persone in cinque Stati indiani, il 56% di esse defeca all'aperto. Solo il 26% usa le latrine. Nel 40% delle case con una latrina aperta, almeno una persona non la usa.

Nell'ottica di migliorare le condizioni igienico-sanitarie della popolazione, lo scorso ottobre il governo centrale ha lanciato la campagna Clean India, che promette di fornire - nei prossimi cinque anni - servizi sanitari in tutte le scuole e le case. Secondo Hathi però, nonostante il programma "più della metà delle famiglie continuerà a defecare all'aperto, per una questione di idee e credenze profondamente radicate nella cultura locale".

Molte persone, spiega lo studioso, "credono che avere il bagno inquini la casa. Inoltre la pulizia delle latrine e degli escrementi è sempre stata legata a certe caste [i dalit, gli intoccabili - ndr] e per questo è considerata un'attività impura".

In effetti, la campagna del Primo ministro Narendra Modi non ha ancora incontrato la piena fiducia della popolazione, scettica sull'efficacia del progetto. Jayshree Lakhan, 54 anni, è una safai karamchari, una spazzina che vive a Panchsheel Nagar, una delle 25 colonie di Mumbai dove risiedono i netturbini come lei. Sono un totale di 150 famiglie che hanno a disposizione servizi sanitari, ma non acqua corrente.

"Da 62 anni - racconta all'Indian Express - colonie come la mia non hanno l'allaccio dell'acqua e devono ricorrere, quando possono, a taniche private. Continuo a sentire ovunque di questa campagna e a vedere fotografie di celebrità armate di ramazze e scope. Vorrei sapere se il Primo ministro Modi considera le nostre colonie parte dell'India. Perché a guardarle, non si direbbe".