Vescovo di Islamabad: Paese sotto shock per il martirio di Peshawar, uniti contro il terrorismo
di Jibran Khan
Mons. Rufin Anthony ha guidato una veglia di preghiera per ricordare le vittime dell’attacco talebano alla scuola militare. Nell’assalto sono morti 132 studenti, poco più che bambini, e nove insegnanti. Le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti. Condanna unanime di leader religiosi cristiani e musulmani, politici e società civile. Il premier pakistano reintroduce la pena di morte per terrorismo.

Peshawar (AsiaNews) - "Il terrorismo è un problema globale, così come è stata globale la condanna per l'uccisione dei bambini e dei loro insegnanti. Bisogna una volta di più restare uniti, lavorare assieme nonostante le differenze". Così, nel corso di una veglia di preghiera che si è tenuta nella capitale, il vescovo di Islamaba/Rawalpindi mons. Rufin Anthony ha commentato il massacro talebano nella scuola militare di ieri a Peshawar. Già ieri sera e questa mattina in città sono iniziate le cerimonie funebri delle vittime; il bilancio, ancora provvisorio, è di 132 studenti - bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni - e nove dipendenti uccisi, oltre cento i feriti. Condannando con forza l'attacco, il prelato ha quindi aggiunto che "oggi il mondo è vicino e solidale al Pakistan", ancora sotto shock per questo "terribile fatto di sangue". 

Drammatiche le testimonianze dei sopravvissuti: "Per un attimo ho pensato di essere morto" racconta Mohammad Hilal, studente colpito a braccia e gambe. "Volevo muovermi ma ero paralizzato; poi ho capito che avevo i corpi di due miei compagni addosso, entrambi erano morti". Il 16enne Shahrukh Khan si è salvato trovando riparo dietro a una scrivania. "Un uomo con grandi stivaloni neri - racconta dal letto di ospedale - girava in cerca di studenti, riempiendoli di pallottole... Ho visto la morte da vicino". Una fonte militare, dietro anonimato, riferisce che i talebani "hanno bruciato vivo un insegnante in classe, davanti ai suoi studenti". 

Nella notte centinaia di persone hanno partecipato a una fiaccolata per ricordare un martirio fra i più sanguinosi della storia del Pakistan. Uomini armati hanno battuto classe per classe, sparando a bruciapelo alla testa degli studenti e dando fuoco ai loro insegnanti. Dalle ricostruzioni fornite dall'esercito il commando era composto da sette persone, che hanno fatto il loro ingresso dal retro dell'edificio e hanno attaccato per primo l'auditorium, dove erano in corso gli esami. In un secondo momento i terroristi hanno fatto irruzione classe per classe, sparando a bambini e insegnanti, senza distinzioni. 

In una dichiarazione congiunta a firma di p. Emmanuel Yousaf Mani, direttore nazionale, e Cecil S. Chaudhry, direttore esecutivo, la Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp) condanna con la strage, un gesto "barbaro" e "codardo". Manifestando solidarietà e cordoglio alle famiglie delle vittime, i vertici dell'associazione cattolica lanciano un appello "al governo, ai partiti politici, ai leader religiosi, alle organizzazioni della società civile e alla magistratura" perché "mettano da parte" una volta per tutte le "divisioni". È tempo di "restare uniti", per fronteggiare "la minaccia del terrorismo"; per raggiungere l'obiettivo il governo centrale, provinciale e le agenzie di intelligence devono prendere "misure serie ed efficaci" e scongiurare in futuro "atrocità di questo genere" aumentando la sicurezza dei cittadini, in particolare "i bambini".

Anche la Nobel per la pace Malala Yousafzai, anch'essa oggetto di un attentato dei talebani per aver promosso l'educazione femminile in Pakistan, in particolare nelle aree controllate dagli estremisti, è "affranta" per la barbarie che si è consumata ieri a Peshawar. La giovane si rivolge a tutti, perché vi sia una reale unità di intenti contro il terrorismo e auspica una "istruzione sicura e di qualità" per tutti gli studenti pakistani.

Sul fronte governativo, il premier pakistano Nawaz Sharif ha annunciato tre giorni di lutto nazionale. Unanime la condanna dei vari leader mondiali e delle massime autorità religiose, fra cui quella di papa Francesco oggi all'udienza generale; la strage ha registrato persino la disapprovazione dei talebani afghani e di altri movimenti fondamentalisti. Nel frattempo il Primo Ministro ha annunciato la fine della moratoria alla pena di morte per terrorismo, introdotta nel 2008; presto potrebbero riprendere le esecuzioni, come ha fatto trapelare l'esecutivo, anche se non sono chiari i termini di applicazione della pena capitale e i soggetti coinvolti. Una scelta apprezzata dal leader religioso Maulana Razik Khan, del Jamaat-e-Islami Pakistan (JI), che rilancia il pieno sostegno all'esercito e plaude alla decisione di reintrodurre la pena di morte per i terroristi. 

Intanto l'aviazione ha lanciato nuove operazioni - in corso da giugno - nelle roccaforti talebane del Khyber e nel North Waziristan, secondo alcuni in risposta all'assalto alla scuola. Proprio gli attacchi congiunti di esercito e aviazione sarebbero alla base, come dichiarato ieri dal portavoce talebano Mohammad Khurasani, del bagno di sangue nella scuola militare; una risposta diretta, ha affermato il terrorista, "all'uccisione delle nostre donne e dei nostri bambini".