Attivista indiano: Il Messaggio del papa per la pace porti diritti a dalit cristiani e musulmani
di Nirmala Carvalho
L'appello del Global Council of Indian Christians (Gcic). Metà degli schiavi del mondo è in India, e la maggior parte è rappresentata da dalit e tribali. I "fuoricasta" non indù non hanno accesso a diritti e benefici previsti dallo status di Scheduled Caste (Sc).

Mumbai (AsiaNews) - "Riconoscere ai dalit cristiani e musulmani lo status di Scheduled Caste (Sc), per fermare una volta per tutte la discriminazione da loro subita per via della loro fede, in piena violazione delle credenziali laiche della Costituzione". Attraverso AsiaNews, è quanto chiede Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), in occasione della 48ma Giornata mondiale della pace, celebrata ieri.

Pubblicato nell'ottobre 2013, secondo il First Global Slavery Index l'India conta circa metà degli schiavi del mondo: 13,9 milioni su quasi 30 milioni. Il 90% di queste persone finisce nel traffico umano interno al Paese. La maggior parte è costituita da dalit ("fuoricasta") e tribali. Su 25 milioni di cristiani presenti in India, 20 milioni sono dalit.

In quanto non indù, i dalit cristiani e musulmani non hanno mai ottenuto lo status di Scheduled Caste (Sc), che dal 1950 conferisce ai cosiddetti "intoccabili" alcuni benefici e privilegi, tra cui posti riservati nelle scuole e nel settore pubblico. Negli anni alcuni emendamenti hanno riassegnato le quote solo a sikh e buddisti.

"L'India è una società multireligiosa - afferma il leader cristiano - e la sopravvivenza di tale società è possibile solo se tutte le religioni ricevono pari trattamento, senza favori, né discriminazioni".

In modo significativo, sottolinea Sajan George, "il secolarismo implica che persone appartenenti a fedi diverse sono uguali davanti alla legge, alla Costituzione e al governo. Il secondo requisito è che religione e politica non vengano mischiate. Se così fosse, non potrebbero esistere discriminazioni. Tuttavia, purtroppo, i dalit cristiani sono doppiamente vittime: per via della loro fede e per la loro casta sono stati spinti ai margini della società".

Per il presidente del Gcic il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, dal titolo "Non più schiavi, ma fratelli", "è un invito profetico a porre fine alla doppia discriminazione subita dai nostri fratelli e sorelle dalit". Anche Lenin Raghuvanshi, segretario generale del People's Vigilance Committee for Human Rights (Pvchr), ha invitato ad ascoltare e seguire le parole del pontefice.

Spesso i gruppi radicali indù accusano i missionari cristiani e cattolici di convertire "con la forza" o in cambio di "benefici economici" le fasce più vulnerabili della società, come i dalit o i tribali. Tuttavia, nota Sajan George, "le conversioni al cristianesimo non hanno portato alcun vantaggio o miglioramento allo status socio-economico dei dalit. Al contrario, essi restano intrappolati nell'antico sistema delle caste, fatto di pregiudizi e discriminazioni che portano solo povertà e privazioni, attraverso la negazione di uguali opportunità e accesso a risorse e servizio".