In Asia quasi 10 milioni di persone lavorano come schiavi

Il lavoro forzato crea profitti per 9,7 miliardi di dollari all'anno. L'Organizzazione internazionale del lavoro chiede alla comunità internazionale sanzioni  contro il crimine e progetti di sviluppo contro la povertà.


Ginevra (AsiaNews/Agenzie) – L'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) ha denunciato la presenza di circa 9,5 milioni di "nuovi schiavi" -  persone costrette ai lavori forzati - nella regione dell'Asia-Pacifico.

In un documento pubblicato martedì 17 maggio ed intitolato A Global Alliance Against Forced Labour (Un'alleanza globale contro il lavoro forzato) l'organizzazione denuncia la presenza nel mondo di 12,3 milioni di lavoratori forzati e sottolinea che tre quarti di questi sono in Asia.

Shinichi Hasegawa, uno dei responsabili dell'Oil, ha detto che il problema del lavoro forzato nella zona è "estremamente serio". "Nel mondo moderno – ha detto – dotato di tecnologie informatiche all'avanguardia e di crescente consapevolezza di diritti umani e democrazia, sarebbe lecito pensare che il lavoro forzato sia una cosa del passato. Purtroppo, non è così". "Nelle zone asiatiche 1,4 milioni di persone sono costretti al lavoro perché venduti; i rimanenti sono catturati in altri modi: la maggior parte per debiti non pagati". "Ma – aggiunge – non si potrà mai quantificare il costo umano delle vite spezzate, dei danni emotivi e fisici. Possiamo solo dire che il valore del traffico di schiavi nella zona è stimato intorno ai 9,7 miliardi di dollari americani all'anno".

Le vittime del lavoro forzato provengono dai livelli sociali più bassi e poveri e spesso non hanno alcuna base finanziaria. "Molti di loro – spiega ancora Hasegawa – finiscono schiavi attraverso l'inganno: si promette loro un lavoro in fabbrica o come domestiche e vanno a finire nella prostituzione. Spesso i trafficanti sono noti alle loro vittime, o ai loro parenti ed amici".

Combattere il lavoro forzato "è difficile. Per questo proponiamo un'alleanza globale contro questo fenomeno, con la quale si possa ratificare sanzioni penali comuni a tutte le nazioni contro questi criminali". Tutte le nazioni dovrebbero aderire, anche se "le soluzioni legali comuni non bastano. Bisogna combattere i deficit strutturali delle società".

I provvedimenti contro il lavoro forzato sono infatti efficaci dove vi sia un piano o una politica nazionale che sappia prevenire le situazioni a rischio. "Datori di lavoro, operai e tutti i gruppi sociali dovrebbero essere coinvolti al meglio. Ma il lavoro forzato deve essere affrontato attraverso piani bancari di sviluppo e miranti all'eliminazione della povertà".

L'Oil ed il governo della Mongolia hanno organizzato il 25 ed il 26 maggio un incontro ad Ulaan Baatar per discutere del problema: all'incontro interverranno esperti da 10 nazioni dell'Asia.