Jakarta, nuova ondata di esecuzioni contro i trafficanti di droga
di Mathias Hariyadi
Trafficanti di stupefacenti ritenuti il "cancro principale" dell'Indonesia: otto condannati saranno fucilati entro la fine del mese. Giustizia e Pace esprime "preoccupazione" per la mancanza di clemenza del presidente Jokowi. Critiche dalla comunità internazionale.

Jakarta (AsiaNews) - Nonostante le critiche della Chiesa cattolica, della società civile e della comunità internazionale, il governo indonesiano ha annunciato oggi una nuova ondata di esecuzioni contro otto trafficanti di droga. Fra questi vi sono anche due membri del "Bali Nine", il gruppo di nove cittadini australiani coinvolti in un enorme traffico illegale scoperto nel 2005.

Il Procuratore generale indonesiano, HM Prasetyo, ha confermato questa mattina che il gruppo verrà ucciso tramite fucilazione "entro la fine del febbraio 2015". In più occasioni il governo di Canberra ha cercato di fare pressioni per ottenere l'estradizione dei propri concittadini ma senza successo. I due che verranno giustiziati sono Andrew Chan e Myuran Sukumara (nella foto). Gli otto sono rinchiusi in tre diverse prigioni, fra Java e Bali.

La Chiesa cattolica, attraverso il gruppo Giustizia e Pace, ha espresso "grave preoccupazione" per questa decisione che si inserisce in una scia di condanne già eseguite dal nuovo esecutivo. Subito dopo l'elezione presidenziale, il nuovo leader Joko "Jokowi" Widodo ha dichiarato che il traffico e il consumo di droga sono "il cancro peggiore" che affligge l'Indonesia.

In precedenza il presidente ha voluto sottolineare, ancora una volta, che non saranno graziati i trafficanti condannati per droga; il pugno di ferro, ha aggiunto il capo di Stato, è la sola via per combattere la droga in Indonesia, nazione che nel tempo è diventata un "importante crocevia" del commercio. 

Di recente l'Agenzia nazionale per il narcotraffico (Bnn) ha pubblicato un rapporto da cui emerge che almeno cinque milioni di indonesiani sono "dipendenti" (a vario titolo) dalla droga; un problema che preoccupa anche i vescovi indonesiani, che contrastano la linea dura voluta dal presidente ma, al tempo stesso, invocano interventi nel campo della prevenzione e del contrasto al consumo di stupefacenti.

Tuttavia, anche da fonti governative arrivano voci contrarie alle esecuzioni. Il governatore di Bali Mangku Pastika ha chiesto all'esecutivo di "non comminare esecuzioni" sul proprio territorio, prima meta turistica del Paese, perché teme che questo possa influire in maniera negativa sugli introiti economici che derivano appunto dal flusso di stranieri in vacanza.