La visita di Francesco, "motore di cambiamento" per la Chiesa di Seoul
In occasione della visita ad limina dei vescovi coreani in Vaticano, il direttore del Dipartimento per le comunicazioni e i media dell'arcidiocesi di Seoul, Matthias Hur, traccia con AsiaNews lo "stato di salute" della Chiesa della capitale. Nel suo pellegrinaggio apostolico, il Papa "ha invitato i cattolici della penisola a cambiare rotta, e i frutti iniziano a vedersi". Nuovi programmi, a livello diocesano e nazionale, per la cura degli emarginati e un nuovo slancio per il rinnovamento del clero.

Seoul (AsiaNews) - La visita di papa Francesco in Corea "rappresenta un ricordo indimenticabile non soltanto per la Chiesa e i cattolici locali, ma per tutta la nostra società. Abbiamo ascoltato le parole del Santo Padre con tanta gioia e gratitudine: ora la nazione è pronta a seguire il suo messaggio e metterlo in pratica". Lo dice ad AsiaNews p. Matthias Hur, direttore del Dipartimento per le comunicazioni e i media dell'arcidiocesi di Seoul, in occasione della visita ad limina dei presuli coreani.

Sono infatti a Roma i membri della Conferenza episcopale nazionale, che fra oggi e l'11 marzo incontreranno papa Francesco anche per tirare le fila dello straordinario viaggio compiuto dal pontefice nella penisola. Un pellegrinaggio durante il quale Francesco ha insistito sulla necessità di dedicarsi di più agli emarginati, di lavorare per la riunificazione delle due Coree "figlie della stessa madre, che parlano la stessa lingua" e di rigettare la "teoria dello scarto e del consumismo" che mette a rischio un sano sviluppo nazionale.

Secondo p. Hur "proprio la visita di Francesco può essere il punto di partenza per il cambiamento e il rinnovamento della Chiesa coreana. In questo 2015 dobbiamo lavorare sui 'compiti a casa' che il Papa ci ha assegnato. Sempre più persone si interessano alla religione cattolica e si avvicinano alle nostre parrocchie. Ecco, credo che Francesco abbia dato il via a una nuova primavera di speranza: un'atmosfera sociale che permette di prendersi cura dei poveri e degli emarginati".

Nello specifico, anche l'arcidiocesi della capitale sta cambiando: "Stiamo cercando di divenire una Chiesa 'povera per i poveri'. Per raggiungere questo scopo, il clero arcidiocesano ha capito che deve prendere l'Evangelii Gaudium del pontefice come bussola, per le iniziative e per gli esempi concreti di vita vissuta. La nostra città è una delle più grandi al mondo, ecco perché la pastorale urbana sta cambiando da tanti punti di vista. Vogliamo migliorare l'evangelizzazione e la cura pastorale di luoghi come gli ospedali, le caserme, gli hospice, le galere... C'è tanto da fare".

Con gli strumenti a disposizione, si è già iniziata una nuova rotta: "Il nostro Seoul Weekly, settimanale ufficiale della Chiesa di Seoul, ha lanciato una rubrica per presentare persone in difficoltà. In questo modo abbiamo provocato una catena di solidarietà, che ha portato a questi nostri fratelli il sostegno di cui hanno bisogno. È un inizio piccolo, ma credo che diverrà sempre più ampio".

Allo stesso modo "da tempo ci concentriamo sul sostegno pastorale e pratico per i lavoratori migranti. Nel dicembre 2014 i cattolici si sono uniti a protestanti, buddisti e buddisti won per creare una 'Conferenza interreligiosa per i diritti umani degli immigrati'. Lo scopo è quello di provvedere alla difesa dei diritti umani e alla cura sanitaria dell'esercito di migranti - poco più di 1 milione di persone - che vivono e lavorano nel nostro Paese".

Grazie alla visita di papa Francesco, conclude p. Hur, "abbiamo realizzato in pieno l'importanza della cura pastorale dei poveri e la necessità di lavorare con più impegno per cambiare la vita di queste persone. Credo che l'influenza del Santo Padre sulla Corea durerà per molto, molto tempo".