Li Keqiang chiude l'Anp assicurando i mercati: Cresceremo del 7%, ma sarà dura
Il premier cinese incontra la stampa internazionale per la conferenza stampa conclusiva dell'Assemblea nazionale del Popolo. Nessun riferimento alla democrazia di Hong Kong, Taiwan, il Tibet, l'inquinamento, i diritti umani o il controllo della popolazione. Nessuno stimolo massiccio all'orizzonte, la Cina punterà sul commercio telematico.

Pechino (AsiaNews) - La Cina "potrebbe affrontare diverse difficoltà" per raggiungere gli obiettivi di crescita economica pianificati, ma "andrà comunque avanti con le riforme, dolorose ma necessarie. Non sarà per niente facile, ma ce la faremo grazie all'innovazione". Lo ha detto il premier cinese Li Keqiang nel corso della tradizionale conferenza stampa con i media internazionali, appuntamento che chiude l'Assemblea nazionale del Popolo.

Il "Parlamento" cinese di quest'anno ha svolto i propri lavori in un'atmosfera di segretezza ancora più esasperata rispetto a quella degli ultimi anni. I circa 3mila delegati, riuniti nella Grande sala del popolo in piazza Tiananmen, hanno evitato interviste o indiscrezioni: il Dipartimento propaganda del Partito comunista li aveva avvertiti, prima dell'evento, che queste "non sarebbero state tollerate".

Tirando le fila dell'assise parlamentare, il premier - che ha per tradizione la delega agli affari economici - ha confermato che Pechino "ha abbassato le previsioni di crescita. Il target per il 2015 è del 7% contro il 7,4% di crescita del Pil registrato nel 2014. Questo risultato non sarà facile da raggiungere, ma ce la faremo".

Li ha poi voluto riassicurare gli investitori: "Il Paese tornerà a correre come previsto dal governo. La buona notizia è che dal 2013 non abbiamo effettuato stimoli massicci, e questo significa che ci sono ancora mezzi validi da usare".  Negli ultimi quattro mesi il governo ha tagliato il costo del denaro e ridotto la riserva di sicurezza delle banche per stimolare la crescita economica. Per ora, tuttavia, le misure adottate non pare abbiano registrato un particolare successo.

L'economia cinese vale oggi 10mila miliardi di dollari, seconda al mondo dopo gli Usa. Il primo ministro ha sottolineato "l'importanza fondamentale" di puntare sull'innovazione e sul commercio telematico, "veri motori della crescita". Tuttavia non ha fornito dettagli su come questi "motori" verranno messi in moto, e ha preferito usare una metafora: "Dobbiamo posizionarci dove soffia il vento. Se prendiamo il vento di internet, allora la nostra economia volerà". Il riferimento è a un popolare detto cinese: "Persino i maiali possono volare, se prendono il vento giusto".

Il discorso di Li Keqiang non ha però di fatto affrontato i diversi altri punti caldi della politica nazionale. Come sottolinea una scheda del South China Morning Post, nonostante le richieste dei giornalisti il premier non ha menzionato le proteste di Occupy Central; il Tibet o lo Xinjiang, province turbolente agitate da scontri violenti; i diritti umani; gli attacchi anti-terrorismo in Cina; le dispute territoriali con i Paesi dell'Asia-Pacifico e con quelli del Sud-Est asiatico; il commercio internazionale; la riforma delle industrie di Stato.

Le domande poste, e che hanno avuto risposte evasive, sono state: le norme anti-inquinamento e la loro applicazione nei confronti dei giganti petroliferi nazionali; il controllo della popolazione da parte del governo; il flusso di turisti cinesi in Giappone per comprare prodotti nipponici; i rapporti e gli investimenti con Taiwan.