Myanmar, a processo decine di studenti: hanno manifestato per la riforma dell’educazione
Almeno 80 persone sono finite alla sbarra, molte delle quali senza conoscere il capo di imputazione esatto. Su di loro le accuse generiche di fomentare “discordia e instabilità”; rischiano fino a sei anni di galera. Essi sono stati colpiti con brutalità dalla polizia e ora rischiano il carcere. Il presidente “riformista” Thein Sein ha difeso l’operato della polizia.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina almeno 80 persone sono finite alla sbarra, in relazione alle proteste dei movimenti studenteschi delle scorse settimane represse con la violenza dalla polizia, che ha effettuato arresti e denunce. Molte delle persone incriminate fanno parte del gruppo che ha protestato due settimane fa, per chiedere modifiche alla controversa Legge di riforma dell'istruzione, al vaglio del Parlamento. Essi sono stati fermati nei pressi di Letpadan, cittadina 140 km a nord di Yangon dove è in corso il processo, per aver tentato di forzare il blocco eretto dalle forze di sicurezza. Sono accusati di “seminare la discordia e favorire l’instabilità” e rischiano fino a sei di galera. 

Le immagini di poliziotti e agenti in borghese che, armati di spranghe e bastoni, hanno malmenato giovani inermi hanno fatto il giro del mondo e sollevato condanne unanimi in seno alla comunità internazionale. Tuttavia, il presidente “riformista” Thein Sein ha difeso l’operato dei funzionari sottolineando che “scene di questo tipo, in Occidente, si sarebbero concluse con colpi di arma da fuoco e vittime”. 

Molti i parenti e familiari degli arrestati, assieme ai giornalisti, che hanno atteso il loro arrivo all’esterno del tribunale. Il padre di Phyo Phyo Aung, una delle decine di giovani arrestate, ha affermato che la figlia non è nemmeno a conoscenza dei reati per cui è sotto processo. 

Nelle scorse settimane i rappresentanti degli studenti hanno accusato il governo di violare l'accordo - raggiunto di recente - sulla bozza di riforma. Il compromesso nei colloqui a quattro - governo, parlamentari, leader studenteschi e National Network for Educational Reform (Nner) - è stato raggiunto il 14 febbraio dopo giorni di tensioni e rotture.

Esso accoglie molte delle richieste dei giovani, fra cui la gestione indipendente di istituti e accademie in merito alle politiche educative e la formazione di sindacati liberi di studenti e insegnanti. Tuttavia, l'esecutivo avrebbe sconfessato la nuova bozza, definendola sono una "proposta", e continuando a lavorare sulla vecchia Legge di riforma, invisa agli studenti.

Un tempo il sistema educativo del Myanmar era considerato fra i migliori di tutta l'Asia; tuttavia, decenni di dittatura militare e lo stretto controllo su licei e università hanno determinato una involuzione che pesa ancora oggi sulla qualità e sulla libertà dell'insegnamento. E la minaccia, lanciata dagli studenti, di estendere a tutta la nazione le proteste non può che allarmare le autorità birmane: sono stati proprio gli studenti, nel 1988, a promuovere le prime proteste pro democrazia, represse poi nel sangue dall'esercito.  

Dal 2011 - fine della dittatura militare, formazione di un governo semi-civile, nomina di un presidente (Thein Sein, ex generale della giunta) - il Myanmar è impegnato in una serie di riforme politiche e istituzionali in chiave democratica. Tuttavia, questo processo di cambiamento - che ha portato anche alla parziale cancellazione delle sanzioni occidentali - ha subito un brusco rallentamento e ancora oggi la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non può concorrere alla carica di presidente.