Ad Aden si continua a morire, mentre l’Iran cerca di indebolire il fronte anti Huthi
Nella città portuale ci sono stati 53 morti nelle ultime 24 ore. Oggi il ministro degli esteri iraniano arriva in Pakistan dove il Parlamento sta discutendo l’appoggio alla coalizione a guida saudita. Ieri in occasione della visita di Erdogan a Teheran una dichiarazione congiunta dice che i due Paesi sono d’accordo per “arrivare il più rapidamente possibile alla fine del conflitto”.

Beirut (AsiaNews) – Mentre nello Yemen e soprattutto nella città portuale di Aden aumenta il numero dei morti a causa di combattimenti e bombardamenti, le diplomazie che appoggiano o osteggiano i contendenti intensificano la loro azione. Oggi è atteso a Islamabad il ministro iraniano degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, che ha l’obiettivo di evitare il coinvolgimento del Pakistan a fianco dell’alleanza a guida saudita che combatte gli Huthi, mentre i Paesi del Golfo si preparano a presentare al Consiglio di sicurezza una proposta di risoluzione nella quale si chiede che gli Houthi sciiti si ritirano da Sanaa e da tutte le altre zone occupate dal 2013 e l’embargo sulle armi ai ribelli.

Sul campo, la situazione ad Aden è stata definita “catastrofica, per non dire altro” da Marie Claire Feghali, portavoce della Croce rossa internazionale. “Ad Aden – ha aggiunto - la guerra è in ogni strada, in ogni angolo”. Fonti sanitarie riferiscono che nelle ultime 24 ore ci sono stati 53 morti, il che porta a 540 il numero delle vittime dal 19 marzo. Di questi, riferisce l’Unicef, 74 erano bambini, caduti dal 26 marzo, da quando sono cominciati i bombardamenti della coalizione dei nove Paesi a guida saudita.

Ancora sul piano militare, da registrare la dichiarazione del vice-segretario di Stato Usa, Antony Blinken, per il quale gli Stati Uniti stanno accelerando la fornitura di armi alla coalizione. Da parte sua, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si è detto "costernato, per usare un eufemismo" dalla campagna militare sferrata dalla coalizione di nove Paesi

L’Iran – che spalleggia gli Huthi, sciiti, ed è accusato di voler sfruttare la guerra civile per allargare la sua sfera di influenza – sta cercando di allentare la pressione sui suoi alleati. Ieri, in occasione della visita a Teheran del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente iraniano Hassan Rohani, in una dichiarazione congiunta ha sostenuto che i due Paesi sono d’accordo per “arrivare il più rapidamente possibile alla fine del conflitto” e per  “un totale cessate-il-fuoco e la fine agli attacchi”. Da parte sua il capo di Stato della Turchia – che non partecipa militarmente alla coalizione, ma la spalleggia – non ha parlato di Yemen, ma di questioni economiche.

L’appoggio del Pakistan, dove oggi arriva Zarif, alla coalizione anti-Huthi è oggetto di discussione in Parlamento. Il primo ministro Nawaz Sharif ha detto che il suo Paese “non ha fretta” di decidere sulla richiesta saudita di unirsi alla coalizione, ha aggiunto che il Pakistan vuole difendere “l’integrità territoriale” dell’Arabia saudita, ma ha chiesto che anche l’Iran sia coinvolto in colloqui sulla sicurezza nella Penisola arabica. E finora nel dibattito in corso sulla questione nessun parlamentare si è espresso a favore di un intervento a fianco dei sauditi.