Hong Kong, la riforma elettorale di Pechino convince solo il 47% della popolazione
Un sondaggio condotto da tre università del Territorio mostra che meno della metà degli abitanti appoggia la proposta “ispirata” da Pechino. La Segretaria dell’esecutivo Carrie Lam aveva parlato di un margine favorevole pari al 60%. Continua il braccio di ferro con i democratici, pronti a porre il veto sulla riforma che non concede vera democrazia.

Hong Kong (AsiaNews) – Meno della metà della popolazione di Hong Kong appoggia la riforma elettorale presentata dal governo locale su “ispirazione” di Pechino. Un sondaggio condotto da tre università del Territorio mostra che soltanto il 47% degli intervistati è d’accordo con la proposta, mentre il 38% è del tutto contrario: il rimanente 16% è indeciso. In ogni caso, i numeri sono ben lontani dall’appoggio “pari al 60% dell’elettorato” sbandierato da Carrie Lam Cheng Yuet-ngor, Segretaria dell’esecutivo che nei giorni scorsi ha presentato la riforma al Consiglio legislativo.

La bozza di riforma elettorale per Hong Kong è stata presentata nell’agosto del 2014 dalla Commissione permanente dell’Assemblea nazionale del Popolo di Pechino ed è identica a quella ribadita dall’esecutivo del Territorio. In pratica, il governo centrale cinese vuole scremare gli sfidanti alla carica di Capo dell’Esecutivo e “concede” al Territorio la possibilità di scegliere fra due o tre candidati vagliati da una commissione elettorale composta da membri vicini alla Cina. Dopo il pronunciamento cinese, decine di migliaia di persone hanno deciso di aderire al movimento pacifico “Occupy Central with Peace and Love”, che per mesi ha tenuto in scacco il governo locale chiedendo una vera riforma in senso democratico.

Il sondaggio è stato condotto dalla University of Hong Kong, la Chinese University e la Polytechnic University. Con un margine di errore di 1,6 punti percentuali, è considerato “molto affidabile”. Secondo l’analisi demografica, i più giovani e quelli con il miglior grado di istruzione hanno mostrato una “forte preferenza” verso il veto della riforma. Alan Leong Kah-kit, leader del Civic Party ed esponente di punta del movimento democratico, ha dichiarato che questi numeri “mostrano che abbiamo il sostegno necessario per bloccare la riforma” prima che divenga legge.

Cresce anche il malcontento popolare nei confronti del governo locale. La stessa Carrie Lam è stata messa in imbarazzo durante un incontro pubblico che si è svolto ieri a Cheun Sha Wan: organizzato dalla Federazione dei sindacati (leale a Pechino), doveva essere una mossa pubblicitaria per mostrare la vicinanza dell’elettorato all’esecutivo. Invece, il primo uomo che si è alzato per porre una domanda ha detto: “Io voglio un vero suffragio universale per Hong Kong”. Inoltre, ha accusato la Lam di non aver mantenuto le promesse espresse quando era Segretaria per lo sviluppo.

Gli organizzatori hanno spento il microfono dell’uomo e glielo hanno tolto dalle mani, mentre la Segretaria è rimasta in silenzio. Il secondo intervento è stato affidato a un altro partecipante, accompagnato da un funzionario della Federazione che gli ha detto all’orecchio: “Dì che sostieni la riforma per le elezioni del 2017”.