Nepal: il governo manda via i volontari stranieri. Migliaia di terremotati ancora senza cibo
di Christopher Sharma
Le autorità ringraziano la comunità internazionale per “il generoso sostegno”, ma affermano di "poter continuare da sole" le operazioni di soccorso. Critiche e lamentele di missioni diplomatiche e ong per la gestione degli aiuti. Un sopravvissuto: “Se non fosse stato per il sostegno dei cristiani e di altre organizzazioni caritatevoli, saremmo morti”.

Kathmandu (AsiaNews) – Le squadre straniere di ricerca, recupero e soccorso hanno iniziato oggi ad andarsene dal Nepal, dopo che ieri il governo ha chiesto loro di lasciare il Paese perché non più necessarie. Il ministero degli Interni ha preso la decisione in accordo con il Central Disaster Relief Committee (Cdrc). Diramando un comunicato ufficiale, le autorità nepalesi hanno ringraziato la comunità internazionale per “il generoso sostegno” e affermato che “il governo e le sue agenzie sono in grado di portare avanti le operazioni di ricerca e recupero”. Tuttavia, migliaia di persone vivono ancora all’aperto, senza nemmeno una tenda come riparo.

Per il terremoto del 25 aprile scorso centinaia di volontari provenienti da 34 nazioni sono arrivati per aiutare le autorità locali nelle operazioni.  Mahendra Bahadur Pandey, ministro degli Affari esteri, ha spiegato che la priorità del governo ora è “velocizzare la consegna dei materiali di primo soccorso alle persone che ne hanno più bisogno. Stiamo facendo del nostro meglio”. Tuttavia, i rappresentanti di varie missioni diplomatiche si sono lamentati con le autorità nepalesi, chiedendo al governo perché gli aerei stranieri trasportanti materiali di soccorso non sono stati fatti atterrare nei tempi previsti, ritardando – di fatto – l’arrivo degli aiuti.

Il Ministro si è giustificato dicendo: “Vorremmo che voi capiste che stiamo facendo del nostro meglio, tenendo conto delle capacità del nostro aeroporto e della necessità di mantenere la regolarità dei voli commerciali”.

Alcuni rappresentanti di ong e organizzazioni caritatevoli hanno sollevato domande circa le restrizioni imposte loro dal governo. Pandey ha chiarito che “vi è stato solo chiesto di lavorare coordinandovi con le agenzie governative locali. Apprezziamo tutte le genuine iniziative di singoli e organizzazioni per trovare aiuti. Tuttavia, è compito del governo regolamentare i fondi pubblici e i contributi raccolti per il disastro, affinché non vengano male utilizzati”.

Intanto, decine di gruppi cattolici, cristiani e di altre religioni continuano a distribuire materiali di primo soccorso ed emergenza alle migliaia di persone che ancora vivono all’aperto. Molte di queste persone stanno patendo la fame.

Chirendra Satyal, direttore delle comunicazioni di Caritas Nepal, spiega: “Stiamo facendo del nostro meglio per aiutare le vittime del terremoto nel modo più onesto e trasparente. Se il governo ci chiederà di fermarci, lo faremo. Ma vedo molte persone che ancora aspettano aiuti e lottano per sopravvivere, senza cibo né acqua, persino a 10 giorni dal sisma”.

Narendra Thapa, di Lakarpa (distretto di Gurkha), ammette: “Se non fosse stato per il sostegno dei cristiani e di altre organizzazioni caritatevoli, non saremmo sopravvissuti. Siamo stati all’aperto e senza cibo per tre giorni, poi alcune associazioni ci hanno trovato e ci hanno portato cibo, acqua e tende. Eppure, migliaia di persone non hanno ancora niente. Provo a immaginare cosa sarebbe stato, se avessimo dovuto aspettare gli aiuti del governo. Abbiamo visto le autorità solo otto giorni dopo il terremoto, e ci hanno portato dei biscotti. Intanto, molti di noi sono ancora in attesa di ricevere una tenda”.

Ieri il governo ha annunciato di aver comprato da India e Cina 500mila tende che dovrebbero “arrivare presto”.