Singapore è il miglior Paese in Asia dove diventare madre
La città-stato asiatica è anche al 14mo posto mondiale per la qualità di vita delle madri. Dal 2000 ad oggi la mortalità delle donne durante il parto è calata del 75%.Gli esperti: “Singapore deve migliorare però nell’educazione e nella rappresentanza politica femminile”.

Singapore (AsiaNews) – Singapore è il miglior Paese in Asia, e il 14mo a livello mondiale, per diventare madri. Lo dice il Mother’s Index  2015, speciale classifica stilata ogni anno dall’associazione Save the Children, che valuta la qualità della vita delle madri in 179 Paesi nel mondo. A livello asiatico, Singapore distacca notevolmente Corea del Sud e Giappone (30 e 31 della classifica mondiale).

La classifica del Mother’s Index tiene presente cinque indicatori: il tasso di mortalità delle madri durante il parto, il tasso di mortalità infantile, il reddito medio pro capite, il livello di educazione e lo status politico delle donne.

In relazione ai primi tre indicatori, Singapore è nei primi 10 Paesi al mondo. Solo una donna su 14mila rischia di morire durante il parto, il tasso di mortalità infantile è 2,8 su 1000 e il reddito medio ammonta a 54mila dollari americani.

A partire dal 2000, Singapore ha fatto enormi passi avanti, soprattutto nella riduzione del rischio di morte delle madri. A inizio millennio una donna ogni 3500 moriva durante il parto, il 75% in più di oggi.

La classifica soffre però nei campi dell’educazione e dello status politico della donna. I giovani singaporiani frequentano la scuola per 15,4 anni di media (in Norvegia, Stato che guida la classifica mondiale, sono 17,5) e solo un quarto del governo è composto da politici donne (il 40% in Norvegia).

Questi numeri, seppur positivi, non vengono considerati dagli analisti come un successo completo. Il livello educativo e di rappresentanza politica delle donne, i dati sono considerati troppo bassi. Secondo Jolene Tan, della Association of Women for Action and Research (Aware), “per migliorare la partecipazione politica il governo dovrebbe ‘dare il tono’ a tutto il Paese nominando più donne come Ministri con portafoglio”.

Inoltre, secondo la Tan, la classifica di Save the Children “non tiene conto della politica del lavoro dei Paesi riguardo ai genitori. Alcuni Stati, come Irlanda e Regno Unito  – aggiunge – hanno congedi di maternità molto più generosi rispetto a Singapore, eppure sono più indietro nella classifica”.

Un altro problema della città-stato è la non certezza per le madri di riavere il posto di lavoro una volta tornate dalla maternità. “A Singapore il tasso di fertilità rimane basso perché alcune donne vogliono evitare di dover scegliere tra la carriera e i figli”, afferma Yeo Miu Ean, presidente di Women Empowered fo Work of Mothering.

Da tempo Singapore è da tempo attento alle politiche sulla natalità, anche se a fasi alterne. Negli anni ’50 e ’60 il governo ha portato avanti una propaganda antinatalista, a seguito del boom demografico avuto dopo la II Guerra Mondiale. Dal 1987 il governo di Lee Kuan Yew è stato costretto a incentivare le nascite, dato che il tasso di natalità era sceso sotto il “livello di ricambio”. In entrambe le fasi, la posizione del padre-padrone di Singapore ha avuto contorni eugenisti, incoraggiando i membri della classi colte a sposarsi fra loro per evitare di “finire con una società troppo stupida”.