Orissa: pastore cristiano in prigione per (false) accuse di conversioni forzate
di Nirmala Carvalho
Il rev. Timothy Chaitanya Murmu, della comunità pentecostale del villaggio di Manohar, è in carcere da quattro giorni. È “colpevole” di aver battezzato 16 tribali. Global Council of Indian christians (Gcic): “Sfruttato un cavillo della legge anti-conversione”.

Mumbai (AsiaNews) – Da quattro giorni il rev. Timothy Chaitanya Murmu, pastore pentecostale della Chiesa locale nel villaggio di Manohar (Orissa), è in prigione per false accuse di conversioni forzate. Il leader religioso è stato arrestato il 21 maggio scorso dalla polizia di Anandpur, per aver amministrato il battesimo a 16 tribali. Secondo l’accusa, egli avrebbe “costretto” le persone ad abbracciare il cristianesimo in cambio di soldi.

Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega ad AsiaNews: “Nel settembre 2014 il rev. Murmu ha celebrato il battesimo di 16 tribali, residenti nel villaggio di Baniajodi. Il rito è avvenuto solo dopo aver ottenuto 16 deposizioni scritte giurate nelle quali i catecumeni dichiaravano di abbracciare il cristianesimo in piena libertà”.

Tuttavia, spiega il leader cristiano, “il pastore non ha presentato il proprio certificato di battesimo, avvenuto nel 1980. Usando questo cavillo, previsto dalla legge anti-conversione [Freedom of Religion Bill, ndr] la polizia lo ha arrestato”.

In Orissa vige una cosiddetta “legge anti-conversione”: provvedimenti che – sulla carta – dovrebbero vietare le conversioni ottenute con la forza o in cambio di soldi. Ma che spesso vengono usate dalle autorità per perseguitare i cristiani, producendo false accuse di conversioni forzate.