Cattolici indonesiani: la famiglia, in prima fila nella lotta contro la droga
di Mathias Hariyadi
Decine di attivisti appartenenti a tre diocesi dell’isola si sono riuniti per affrontare il tema della tossicodipendenza. All’evento hanno aderito sacerdoti, suore e laici ed esperti del settore. L’apostolato nelle famiglie per rafforzare il ruolo del nucleo fondante della società. In arrivo nuovi volontari e sostenitori della missione.

Jakarta (AsiaNews) - Difendere la sacralità della vita umana, combattendo con ogni mezzo la minaccia della droga che finisce per spezzare interi nuclei familiari. Con questo spirito, seguendo le indicazioni della Chiesa che guardano alla famiglia come nucleo fondante della società, oltre 50 attivisti di tre diocesi del Borneo si sono riuniti per parlare di tossicodipendenza e delle iniziative migliori per combatterla. L’evento, che ha approfondito a lungo l’apostolato familiare, si è tenuto nei giorni scorsi nella diocesi di Banjarmasin, nella provincia del Borneo meridionale, alla presenza di sacerdoti, suore, laici, attivisti ed esperti del settore.

Interpellato da AsiaNews, Dionisius Agus Puguh Santosa, della diocesi di Banjarmasin, afferma che l’incontro intendeva rafforzare la morale nelle famiglie, per motivare i componenti a essere buoni cattolici e contrastare l’uso degli stupefacenti. L’iniziativa ha coinvolto religiosi e laici delle diocesi di Banjarmasin, Samarinda, Tanjung Selor e Palangkaraya.

P. Syamsudin, presidente dell’apostolato familiare diocesano, ha ricordato che scopo dell’organismo è diffondere esperienze di amore e condivisone all’interno delle famiglie. Egli ha rilanciato il ruolo del nucleo fondante della società nella protezione dei suoi membri contro l’uso sempre più diffuso di droghe. P. Timotius I Ketut Adi Hardana, coordinatore dell’apostolato familiare sull’isola del Borneo, ha invitato alla cooperazione fra fedeli nella regione e ad accogliere con favore l’arrivo di “nuovi volti” fra i “volontari e sostenitori della missione”.

In Indonesia muoiono 50 persone ogni giorno a causa della droga. Il governo stima che nel 2015 il numero dei tossicodipendenti supererà i 5 milioni. Di questi, meno di 50mila sono stati curati in centri di recupero. Secondo i dati del sovrintendente Sumirat Dwiyanto, capo della Commissione nazionale sulle droghe della provincia del Sulawesi settentrionale, le fasce più a rischio sono proprio quelle delle nuove generazioni, compresi gli studenti delle scuole superiori e delle università.

L’emergenza preoccupa anche i vescovi indonesiani, che contrastano la linea dura voluta dal presidente Joko “Jokowi” Widodo - fautore delle condanne a morte per droga - ma, al tempo stesso, invocano interventi nel campo della prevenzione e del contrasto al consumo di stupefacenti.

In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa sette milioni di persone, pari al 3% circa della popolazione. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione. Essi sono una parte attiva nella società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all'opera di aiuti durante le emergenze, come avvenuto per in occasione della devastante alluvione del gennaio 2013.