Maharashtra: il governo indù ordina un giro di vite contro le scuole coraniche
di Nirmala Carvalho
Le autorità statali pronte a ispezionare le 1.889 madrasse registrate: quelle dove non si insegna inglese, matematica e scienze perderanno lo status di istituti educativi formali. Decisione criticata come “incostituzionale”, ma il governo si difende: “Modernizziamo l’offerta formativa”. Teologo e islamologo gesuita ad AsiaNews: “Ingerenza da evitare, minaccia i valori democratici”.

Mumbai (AsiaNews) – Le madrasse (scuole coraniche) del Maharashtra che non insegnano inglese, matematica e scienze perderanno lo status di “scuola” e i loro studenti saranno considerati “illetterati”. Lo ha dichiarato oggi il governo dello Stato, annunciando per domani un’ispezione in tutti i 1.889 istituti educativi islamici registrati. Presa dal dipartimento statale per gli affari delle minoranze, la decisione ha già suscitato critiche da parte di numerosi partiti politici e organizzazioni musulmane, che l’hanno definita “incostituzionale”. Il Bharatiya Janata Party (Bjp, nazionalista indù), al governo in Maharashtra, difende la mossa spiegando di voler “modernizzare e uniformare” l’offerta formativa.

Dilip Kamble, ministro statale per gli Affari delle minoranze, spiega che non è intenzione del governo discriminare alcuna comunità in particolare. “Non solo le madrasse – ha sottolineato – ma anche le gurdwaras [sikh, ndr] e gli istituti cristiani perderanno lo status di scuola, se non offriranno lo studio di quelle materie”.

P. Victor Edwin sj – direttore del Vidyajyoti Institute of Islamic Studies (Vidis), teologo ed esperto di rapporti islamo-cristiani – spiega ad AsiaNews le criticità della decisione presa dal governo del Maharashtra. “L’art. 26 della Costituzione dell’India (1949) – sottolinea – afferma in modo categorico che ‘ogni denominazione religiosa […] ha il diritto di fondare e mantenere istituti per scopi religiosi e caritatevoli; di gestire i propri affari in materia di religione; di possedere e acquisire proprietà mobili e immobili; di amministrare tali proprietà secondo la legge’. Lo spazio laico fornito dalla Costituzione onora e rafforza le minoranze e i gruppi più emarginati, accordando loro il giusto posto nella democrazia indiana, salvaguardando i loro diritti e privilegi”.

Il gesuita, che è stato diverse volte in scuole coraniche, tiene a sottolineare che “le madrasse in India non fanno indottrinamento, né insegnano l’intolleranza verso le altre religioni. Certo i testi – testi legali – sono molto antichi, ma sono gli stessi insegnanti a dover decidere a quali insegnamenti dare maggiore rilevanza, ed eventualmente quali aggiornare. Per quella che è la mia umile opinione, il cambiamento deve avvenire dall’interno e avviato dai tanti intellettuali islamici”.

 “Nelle mie approfondite ed estese collaborazioni con accademici musulmani – aggiunge –, loro stessi hanno espresso il bisogno di aggiornare il proprio curriculum e includere materie come scienza e matematica”. In effetti, delle oltre 1.889 madrasse registrate in Maharashtra, già 550 hanno inserito queste materie nei loro piani di studio.

Tuttavia, sottolinea il gesuita, “molti maulana, che conosco personalmente, si oppongono all’interferenza del governo nell’amministrazione e nella gestione delle madrasse. Questo tipo di ingerenza dovrebbe essere evitata perché minaccia i valori democratici e dà la percezione di mettere a rischio le comunità più emarginate, come i poveri e le minoranze, e il loro futuro”.