Commozione e tensione ai funerali delle vittime dell’attentato di Suruc
Il PKK rivendica l’uccisione di due poliziotti, definita una “azione punitiva” contro lo Stato turco che “coopera” con gli jihadisti. Bloccato per alcune ore Twitter che diffondeva immagini della strage. Il premier Ahmet Davutoglu riunisce il governo per un "piano d'azione" per migliorare la sicurezza al confine con la Siria.

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) – Una catena di uomini e donne che si tengono per mano intorno alle bare di alcune delle vittime dell’attentato di Suruc. Momenti di commozione, ma anche momenti di tensione con le forze dell’ordine. Immagine di un popolo, i curdi, che non si arrende e contro il quale lo Stato islamico ha scatenato il kamikaze che ha provocato 32 morti e oltre un centinaio di feriti e che le autorità turche hanno detto di aver identificato, con l’esame del Dna: è un uomo di 20 anni, originario di Adiyaman, nel sudest della Turchia, da appena due mesi entrato nelle fila dello SI.

Se i curdi piangono i loro morti – e dichiarano di non arrendersi - ieri all’elenco si sono aggiunti due agenti di polizia dei quali i ribelli del PKK (il Partito dei lavoratori del Kurdistan, definito una organizzazione terrorista) hanno rivendicato l’assassinio, definito una  “azione punitiva” contro lo Stato turco che “coopera” con gli jihadisti.

L’atteggiamento di Ankara verso lo Stato islamico è stato più volte criticato dai curdi e anche dagli occidentali. Attraverso il lungo confine con la Siria, 911 chilometri, passa infatti la maggior parte di coloro che intendono unirsi ai combattenti dello SI. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, infatti, è accusato di vedere nello SI uno strumento contro il siriano Bashar Assad - pragmaticamente favorevole a una zona autonoma curda – ed è preoccupato dai desideri di indipendenza o larga autonomia dei 15 milioni di curdi che vivono in Turchia.

Vanno viste in tale ottica le affermazioni rese ieri dal primo ministro Ahmet Davutoglu al termine di una riunione del governo per un "piano d'azione" per migliorare la sicurezza al confine con la Siria, per il quale “Daesh (nome arabo dello SI, ndr) e organizzazioni terroristiche simili non potranno mai raggiungere il loro obiettivo".

Davutoglu, probabilmente, è preoccupato anche per le manifestazioni che da lunedì ci sono state nelle grandi città turche e che sono state represse dalla polizia. E per domenica prossima il partito curdo HDP, che ha ottenuto un sorprendente 13% alle elezioni di giugno, ha indetto una manifestazione a Istanbul.

Oggi, infine, la statale Anadolu Agency informa che un tribunale della provincia sud-orientale di Sanliurfa ha tolto il blocco che aveva colpito Twitter. Il fermo era scattato in seguito a una disposizione del tribunale di Suruc che vietava la pubblicazione di foto e video sull’attentato: il social network aveva quattro ore di tempo per oscurare 107 immagini sull’attentato. Scaduto il tempo previsto, Twitter aveva oscurato solo 50 messaggi, e quindi è stato bloccato. Ora tutte le immagini sono state rimosse.