Bangkok, alto ufficiale dell’esercito (e decine di persone) a processo per traffico di vite umane
Il tenente generale Manas Kongpan è parte di un gruppo di 72 persone rinviate a giudizio per traffico di Rohingya e migranti del Bangladesh. Critiche di attivisti e gruppi pro diritti umani: non può aver agito da solo, connivenze nell’esercito.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Vi è anche un alto ufficiale dell’esercito thai fra le 72 persone incriminate in questi giorni per traffico di vite umane. Il tenente generale Manas Kongpan è peraltro l’unico esponente della gerarchia militare - oggi al potere in Thailandia dopo il golpe bianco del maggio 2014 - a dover rispondere dell’accusa di complicità nel traffico. Attivisti e gruppi pro diritti umani criticano la decisione delle autorità, sottolineando che un alto ufficiale non può aver agito da solo e altri andrebbero consegnati con lui alla giustizia. 

Oggi le autorità thai hanno confermato il rinvio a giudizio di 72 persone, fra cui l’ufficiale, per traffico di migliaia di lavoratori migranti del Bangladesh e musulmani Rohingya dal Myanmar, poi abbandonati in mare aperto o in campi nascosti all’interno della giungla.

Un fenomeno emerso in tutta la gravità nei mesi scorsi, tanto da diventare problema generale e diffuso fra i Paesi del Sud-est asiatico. 

Ieri dagli uffici della Procura generale della Thailandia è partito l’ordine di incriminare 72 persone, in base a 16 diversi capi di imputazione, molti dei quali riconducibili al traffico di vite umane, coinvolgimento in crisi internazionale, corruzione e malaffare. 

Questa mattina un tribunale della provincia meridionale di Songkhla, dove è avvenuto il ritrovamento di una fossa comune in cui erano sepolti decine di migranti, ha formalizzato le accuse a carico degli imputati. Fra i primi sospetti vi è proprio il tenente generale Manas Kongpan, ritenuto a capo dell’organizzazione che si occupava del traffico e tra i primi a trarne beneficio.

 Il coinvolgimento dell’alto militare nel traffico di vite umane solleva più di un’ombra sul capo della giunta militare e attuale premier thai Prayut Chan-O-Cha, che ha più volte giustificato il colpo di Stato col bisogno di reprimere corruzione e malaffare fioriti sotto i governi civili. Tuttavia, è stato proprio Prayut a promuovere Manas e affidargli alti incarichi in seno all’esercito. 

Egli è il solo militare accusato di complicità nel traffico di vite umane. Attivisti e movimenti pro diritti umani affermano che è assai improbabile che un così alto ufficiale possa aver agito da solo e non beneficiasse di altre sponde in seno all’esercito. Intanto i giudici hanno negato il rilascio su cauzione a tutti gli imputati.