Wenzhou, anche la Chiesa non ufficiale contro le demolizioni. La diocesi in digiuno
di Joseph Yuan
Dopo la marcia del 90enne vescovo ufficiale mons. Vincent Zhu Weifang, il coadiutore mons. Peter Shao Zhumin e tutto il clero non ufficiale pubblicano una lettera aperta in cui chiedono di fermare la campagna di demolizione delle croci. Un appello ai cattolici “della Cina e del mondo intero” affinché si uniscano alla protesta, a sostegno della Chiesa cinese. Persino un vescovo illecito manifesta solidarietà con il clero del Zhejiang, contro gli atti del governo.

Wenzhou (AsiaNews) – Dopo sei giorni dalla manifestazione guidata da mons. Vincent Zhu Weifang, 90 anni, che con i suoi 26 sacerdoti ha protestato contro la demolizioni delle croci nella provincia del Zhejiang, il vescovo coadiutore mons. Peter Shao Zhumin ha pubblicato insieme a tutti i preti della comunità non ufficiale un documento aperto in cui “chiede con forza di fermare la demolizione delle croci da tutte le chiese”. Ora il vescovo coadiutore sta andando di parrocchia in parrocchia per pregare con i fedeli e chiedere la fine della demolizione forzata delle croci. I parrocchiani digiunano per lo stesso scopo.

La decisione di scrivere, da parte della comunità non ufficiale, ricalca quella presa dai cattolici ufficiali: questi hanno diramato un testo, indirizzato a “tutti i cittadini e tutti i cattolici della Cina”, intitolato “Urliamo! Basta rimanere in silenzio”. Il documento della Chiesa ufficiale è apparso lo scorso 18 luglio, mentre quello di mons. Shao è uscito ieri 29 luglio.

I sacerdoti della Chiesa ufficiale scrivono di “aver tollerato la demolizione delle croci e di aver pregato affinché le autorità si fermassero”, ma che ora è il momento di intervenire perché “le demolizioni continuano senza alcun rispetto per la legge o la religione”. La croce è il simbolo della Chiesa “e noi dobbiamo proteggere la nostra libertà religiosa e i nostri diritti di fedeli”.

Una fonte cattolica di Wenzhou dice ad AsiaNews: “Altre due croci sono state demolite all’alba, ancora prima della nostra dimostrazione. Altre 10 chiese hanno ricevuto la notifica di demolizione, che avverrà nei prossimi giorni. Siamo tristi e ridotti alle lacrime”. La fonte spiega ancora che “tutti i cattolici della diocesi si danno i turni per digiunare” e spera che “i cattolici della Cina e quelli di tutto il mondo” si muovano a loro sostegno.

Allo stesso modo, nel documento firmato da mons. Shao e da 22 sacerdoti della comunità non ufficiale, si legge: “La croce il simbolo sacro della nostra fede cristiana. Chiediamo con forza un’immediata interruzione agli atti di demolizione illegale”. Al secondo punto, i firmatari si impegnano a “difendere con forza la croce! Ci appelliamo con forza a tutti i cristiani, senza distinzione di denominazione, a unirsi per fare la guardia e sostenere questo impegno”.

Infine, al terzo punto scrivono: “Invitiamo con forza tutte le parrocchie della diocesi a organizzarsi in turni, in modo da digiunare e pregare in maniera continua per fermare la demolizione delle croci. Dobbiamo pregare per tre volte con questa frase: ‘Nostra Signora di Sheshan, ausilio dei cristiani, prega per noi!’ e ‘Gesù confido in te’. Tutti dobbiamo confessarci, prendere parte in maniera fervente all’eucarestia e all’adorazione eucaristica e fare penitenza per le nostre famiglie e parrocchie. Aperti anche ad altre iniziative parrocchiali”.

Allo stesso tempo, dopo la dimostrazione e la marcia del 24 luglio guidata da mons. Zhu, il vescovo di Handan mons. Yang Xiangtai e il vescovo (illecito) mons. Vincent Zhan Silu di Mindong hanno pubblicato dei messaggi per esprimere il loro sostegno al coraggioso atto del clero di Wenzhou.

Anche un sacerdote di Xian e un altro di Xiangtan si sono espressi contro l’ingiustizia subita dalla Chiesa cattolica, e chiedono solidarietà e preghiere per le sofferenze della chiesa di Wenzhou e di tutti i cattolici di Cina.