Tianjin, arrestati responsabili del governo e industriali coinvolti nell’esplosione
Fra i fermati vi sono anche il presidente e il vice presidente della Rui Hai International Logistics. Ancora oggi 500 persone sono ricoverate in ospedale; resta alto il timore di inquinamento ambientale e idrico. Intanto i pubblici ministeri indagano su altre 11 persone, sospettate di negligenza e abuso di potere.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La polizia cinese ha arrestato 12 persone, coinvolte a vario titolo nelle gigantesche esplosioni avvenute a Tianjin, città portuale nel nord della Cina, che hanno ucciso centinaia di persone. Nel frattempo il pubblico ministero ha aperto un’indagine a carico di 11 funzionari locali e responsabili portuali, con l’accusa di negligenza per quello che è il più grave incidente degli ultimi anni nel settore industriale del Paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale cinese Xinhua fra i fermati vi sono anche il presidente e gli alti dirigenti dell’azienda chimica in cui è avvenuta la deflagrazione. 

Il 12 agosto scorso due enormi esplosioni in un magazzino di sostanze chimiche hanno causato almeno 139 morti e centinaia di feriti, distruggendo un’intera zona della città. Il timore della autorità e della popolazione è che vi siano esalazioni letali dato che nei magazzini esplosi erano conservati 700 tonnellate di sali di cianuro, altamente velenosi.

Al termine dell’Angelus del 15 agosto papa Francesco ha rivolto un pensiero alla popolazione di Tianjin, assicurando la sua preghiera per le vittime e i familiari. 

Fra le 12 persone arrestate vi sono anche i proprietari della Rui Hai International Logistics (il presidente Yu Xuewei e il vice Dong Shexuan), fermati in via informale la scorsa settimana e ora sottoposti al provvedimento di custodia cautelare in carcere. Essi avrebbero “confessato” di aver usato legami e contatti con funzionari governativi, per ottenere facilitazioni e permessi senza averne diritto o comunque senza aver ottemperato a tutte le norme in materia di sicurezza. 

Oltre 500 persone sono tuttora ricoverate in ospedale. L’incidente ha sollevato indignazione e ira in tutto il Paese per le ripetute violazioni alle norme di sicurezza da parte dell’azienda e per le possibili collusioni di elementi governativi a livello locale e nazionale. Resta alto il timore di possibile inquinamento ambientale e idrico, per i molti agenti inquinanti dispersi nell’aria in seguito all’esplosione. 

Intanto la procura della Corte suprema del popolo di Tianjin conferma che i pubblici ministeri della città hanno aperto un’inchiesta a carico di 11 funzionari per “abuso di potere” e “abbandono del servizio” nel contesto dell’esplosione. 

Le autorità comuniste cinesi e i media di Stato hanno imputato la responsabilità del disastro ai funzionari locali e singoli individui, piuttosto che analizzare in modo complessivo il sistema industriale locale. Gli incidenti nel settore industriale cinese sono comuni, causati in molti casi da fenomeni di corruzione che impediscono l’applicazione delle leggi in materia di sicurezza.