Papa: Vicinanza ai fratelli musulmani dopo la tragedia della Mecca
Prima di iniziare la celebrazione dei Vespri con il clero di New York, Francesco in spagnolo rivolge un pensiero alle vittime del disastro avvenuto nel luogo santo dell’islam. Il re saudita: “Serve una revisione dell’organizzazione dei pellegrinaggi”. L’ayatollah Khamenei: “Riyadh accetti l’enorme responsabilità di questo disastro”. Critiche dal mondo islamico e dai pellegrini.

Riyadh (AsiaNews) – Vicinanza ai “fratelli musulmani” rispetto “alla tragedia che il vostro popolo ha conosciuto alla Mecca. Imploriamo Dio onnipotente, Padre misericordioso, per il riposo delle vittime”. Lo ha detto questa notte papa Francesco, in spagnolo, prima di iniziare la celebrazione dei Vespri con il clero di New York. Il papa, riferendosi al terribile disastro avvenuto ieri in uno dei massimi luoghi santi dell’islam, si è detto inoltre “dispiaciuto” per la concomitanza con l’Hajj, il pellegrinaggio annuale dei musulmani alla Mecca.

L’incidente è stato provocato da un afflusso eccessivo di pellegrini a Mina, tendopoli a meno di cinque chilometri dalla Mecca allestita per accogliere i milioni di fedeli impegnati nelle celebrazioni annuali. Le vittime ufficiali sono 717, ma i soccorritori chiedono altro tempo per una stima totale veritiera; i feriti sono 863, anche se il numero è destinato a salire. Si è trattato del disastro peggiore degli ultimi 25 anni in una zona purtroppo nota per gli incidenti mortali. Questi sono causati spesso dall’enorme numero di persone riunite in luoghi inadatti ad accoglierli.

Il re dell’Arabia Saudita, Salman, ha ordinato una “revisione dei piani di sicurezza” collegati al pellegrinaggio. Secondo il monarca “c’è bisogno di migliorare il livello dell’organizzazione e della gestione dei movimenti dei pellegrini”. Il suo ministro della Salute ha dichiarato inoltre ieri che la colpa del disastro “è dei pellegrini, che si sono mossi senza rispettare le indicazioni”.

Il mondo musulmano ha invece criticato con durezza la gestione saudita. Il Grande ayatollah iraniano Ali Khamenei ha pregato per i 95 connazionali morti nel disastro e ha aggiunto: “Il governo locale deve accettare l’enorme responsabilità di questa tragedia. La mala gestione e le azioni improprie delle autorità vanno condannate”. Fra le vittime anche 18 turchi. Il direttore degli Affari religiosi di Ankara ha puntato il dito contro “serie questioni di gestione” nella città santa.

Irfan al-Alawi, cofondatore della Heritage Research Foundation con base alla Mecca, aggiunge: “Hanno cercato di migliorare le strutture, ma a farne le spese sono sempre la salute e la sicurezza dei pellegrini. I progetti con cui hanno cambiato la città stanno spazzando via i legami con il Profeta, e mancano il controllo della folla e la gestione da parte delle autorità”.

Dello stesso parere anche i comuni pellegrini. Un fedele musulmano del Sudan dice: “Sono quattro anni che vengo qui per l’Hajj, e questo è quello organizzato peggio. La gente era disidrata e agitata, persino alcuni amici sauditi mi dicevano che sarebbe successo qualcosa”. Abu Salim, dalla Tunisia, conclude: “Abbiamo pagato 4mila dollari per essere qui e i trasporti sono pessimi, le residenze sono pessime e il cibo è davvero pessimo”.