Imparare il pluralismo: studenti cattolici ospiti di famiglie musulmane, indù, buddiste
di Mathias Hariyadi
Durante la conferenza dell’associazione delle università cattoliche tenutasi a Semarang, per la prima volta i partecipanti hanno alloggiato in famiglie di religioni diverse. Ideatore del programma: “In questo modo i ragazzi fanno esperienza in prima persona di cosa significhi comunicare la fede nella società plurale”.

Jakarta (AsiaNews) – Vivere con persone di religioni e culture diverse per imparare a comunicare la fede nella società plurale. È questo lo scopo del programma di convivenza cui hanno partecipato gli studenti cattolici, provenienti da tutto il sud-est asiatico, giunti a Semarang per la conferenza delle Università cattoliche, organizzata nei giorni scorsi dall’Aseaccu (Association of Southeast and East Asian Catholic Colleges and Universities). Ragazzi provenienti da 81 atenei e insegnanti di 29 università cattoliche si sono riuniti nella capitale del Java Centrale e sono stati ospitati da famiglie locali protestanti, buddiste, indù, musulmane e Khong Hu Cu [confucianesimo indonesiano ndr], per vivere in prima persona il tema della conferenza, la “tolleranza religiosa”.

Budi Widianarko, decano dell’Università cattolica Soegijapranata di Semarang (luogo che ha ospitato la conferenza) aveva proposto il programma l’anno scorso a Davao, nelle Filippine, durante una riunione dell’associazione degli istituti cattolici. La proposta è stata approvata all’unanimità. “Diversamente dalle precedenti conferenze – spiega Widianarko – dove la maggior parte degli studenti e dei professori arrivava solo per ascoltare gli interventi, a Semarang siamo riusciti a portare a termine un programma in cui abbiamo messo i ragazzi in contatto con persone provenienti da ambienti diversi”.

“Aiutati da una organizzazione della società civile locale conosciuta come Qoriyah Toyibah (traducibile all’incirca come ‘Villaggio prospero’) – continua il decano – tutti i partecipanti alla conferenza sono stati presentati alle famiglie e sono stati facilitati ad avere un’esperienza di prima mano su come comunicare e socializzare con genti diverse”. “Questo – conclude Widianarko – è qualcosa di nuovo per la Aseaccu e su cui bisognerà lavorare anche nei prossimi anni”.

La Aseaccu è nata 23 anni fa grazie all’opera di alcuni decani di istituti religiosi cattolici del sud-est asiatico. La loro volontà è quella di unire gli sforzi per aumentare la coesione tra le università cattoliche e la loro capacità di dialogo con la società.