Al blogger saudita Raif Badawi, incarcerato per “insulto all’islam”, il Pen Pinter Prize
L’attivista sta scontando una pena di 10 anni e mille frustate per aver promosso dibattiti in Rete su attualità, politica e religione. Il fondatore di Wikipedia ha accettato il premio a suo nome e lanciato un nuovo appello per la liberazione. La moglie Ensaf Haidar si dice “onorata” per l’assegnazione dell’ambito riconoscimento.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Il blogger saudita Raif Badawi, in carcere per aver “insultato l’islam” negli scritti pubblicati sulla Rete, ha vinto il Pen Pinter Prize - nato nel 2009 in memoria del Nobel Harold Pinter - per le sue posizioni a difesa dei diritti umani e della liberà di parola e pensiero. Al momento l’uomo è rinchiuso in una cella del regno, per scontare una condanna a 10 anni di prigione e 1000 frustate. Egli ha ottenuto l’ambito riconoscimento letterario - assegnato ogni anno a uno scrittore britannico e un collega internazionale - assieme al poeta e giornalista James Fenton. In passato hanno ottenuto il riconoscimento Hanif Kureishi e Salman Rushdie. 

Accettando il premio a nome di Badawi, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales ha sottolineato che il governo dovrebbe “mostrare una leadership morale” e cercare di ottenere il suo rilascio. Per la sua opera di blogger e attivista, prosegue Wales, egli “dovrebbe essere premiato” e “non rinchiuso dietro le sbarre, ad affrontare le fustigazioni”. 

Il poeta e giornalista britannico James Fenton sottolinea “la semplicità degli obiettivi liberali di Badawi”, la loro “modestia” che contrasta con la “ferocia della punizione che gli hanno comminato”. Egli descrive un mondo di “una crudeltà inimmaginabile”, ma “intimamente legato ai nostri affari, agli interessi strategici, militari e ai rapporti diplomatici”. 

L’Arabia Saudita applica una versione rigorosa della legge islamica (sharia) e non tollera alcuna forma di dissenso politico. Nel regno vi è una larga diffusione di internet ed è uno dei Paesi della regione mediorientale in cui vi è il maggior uso dei social network fra cui Facebook e twitter. Tuttavia, le autorità reprimono con forza anche il minimo tentativo di critica o di richiesta di cambiamento. 

Badawi era stato arrestato nel 2012 e condannato in primo grado a sette anni di galera e a 600 frustate. Tuttavia, i giudici della Corte di appello hanno ritenuto troppo lieve la sentenza e hanno comminato 1000 frustate e 10 anni di carcere, oltre a una multa di 193mila euro. Un verdetto che è stato confermato nel giugno scorso dalla Corte suprema saudita, che lo ha punito per aver creato un blog “liberale” - poi chiuso - e aver “insultato l’islam usando i media elettronici”. 

Per quattro anni Badawi ha gestito il Liberal Saudi Network, un sito che incoraggiava il dibattito su internet delle questioni più importanti di attualità, di politica e anche di religione. La moglie afferma di aver sperato a lungo in una possibile liberazione dell’uomo. In un colloquio telefonico della scorsa primavera, egli avrebbe spento ogni speranza dicendole di non aspettarsi un suo ritorno a casa “in un futuro prossimo”. Per questo Ensaf Haidar si rivolge ancora una volta alle organizzazioni e agli attivisti internazionali, perché riprendano la campagna di mobilitazione per il rilascio del marito e si dice “onorata” per l’assegnazione del premio. 

In passato ha avuto ampia diffusione in rete un video ripreso da un cellulare che mostrava le fustigazioni comminate a carico del blogger; immagini che avevano sollevato la protesta internazionale e la richiesta di clemenza. In risposta, le autorità di Riyadh avevano espresso “sorpresa e sconcerto” per le critiche e respinto ogni forma di interferenza negli affari interni del Paese.