Kathmandu, l’embargo indiano nasconde l’ambizione egemonica di Modi
di Christopher Sharma
Esperti di politica e società nepalese spiegano ad AsiaNews le ragioni non dichiarate del blocco delle esportazioni decretato dall’India. Il sostegno ad una monarchia indù; il controllo della politica; l’approvvigionamento idrico per irrigare le zone agricole aride; l’apertura della rotta commerciale sul passo himalayano di Lipulekh. L’India non approva il nuovo ministro e la Costituzione laica. Copre i propri interessi dietro la difesa dei diritti delle minoranze.

Kathmandu (AsiaNews) – L’insoddisfazione perché il Nepal non ha restaurato la monarchia indù ma ha approvato una Costituzione laica; l’ambizione di controllo egemonico della politica nepalese; l’interesse per le risorse idriche e l’apertura di rotte commerciali con la Cina. Sono queste, e non la difesa delle richieste inascoltate delle minoranze, le ragioni reali dell’embargo non ufficiale che l’India sta attuando sulle esportazioni in Nepal. Lo sostengono ad AsiaNews alcuni esperti di politica e società nepalese, secondo cui il blocco delle merci da parte del governo di Delhi è legato a giochi di potere e alla politica di potenza nella regione e non alla pretesa di difendere le comunità madhese e tharu che risiedono nella regione meridionale del Terai.

Dalla promulgazione della prima carta fondamentale del Paese, il premier indiano Narendra Modi ha deciso di interrompere la fornitura di cibo e carburante. La decisione sta provocando gravi conseguenze per la popolazione, che non riesce a reperire nemmeno i beni di sussistenza, e rischia di gettare il Paese sull’orlo della guerra civile.

Prakash Chandra Lohani, ex ministro degli Esteri, commenta ad AsiaNews: “L’attuale embargo ha radici nell’interesse egemonico dell’India. Dal punto di vista storico, l’India teneva sotto controllo il Nepal e dominava la nostra politica. Quando un leader si esprimeva contro l’India, non aveva possibilità di carriera. Si dice persino che il re sia stato detronizzato perché egli si era avvicinato alla Cina, piuttosto che rimanere nell’orbita dell’India”. “In passato – continua – i politici cercavano l’appoggio di New Delhi se dovevano risolvere dei problemi. Ora invece Prachanda (maoista), KP Sharma Oli (comunista), eletto nuovo premier la scorsa settimana, e Shushil Koirala (social-democratico e premier uscente), si sono uniti per approvare la Costituzione più laica possibile”.

Lohani riporta anche che in passato la nomina delle più alte cariche politiche del Nepal doveva avere il consenso dell’India. Il neo-eletto Oli, invece “non piace a Delhi, e ancora meno il maoista Prachanda. Inoltre l’India teme di perdere il controllo sul governo, che potrebbe preferire la frontiera con la Cina per il passaggio delle merci”.

Umesh Bhatta, uno scrittore, aggiunge: “L’India ha grandi interessi nelle risorse idriche perché il Nepal è il maggior fornitore di acqua del Paese, situato sulla catena dell’Himalaya. L’India ha bisogno di questa risorsa per l’agricoltura”. “Da quando è stato eletto – continua Bhatta – Modi ha firmato nove accordi per piani di irrigazione e vuole costruire due imponenti dighe sui fiumi nepalesi Koshi e Karnali. Questi due fiumi passano in quella provincia che i madhesi e i tahru rivendicano come regione autonoma. I tribali consentirebbero all’India di fare delle acque ciò che desidera: per questo l’India sta sostenendo le proteste delle due minoranze”.

Da ultimo, l’attivista Phadindra Nepal spiega che “un’altra motivazione dell’embargo riguarda il recente accordo commerciale sul passaggio delle merci tra Cina e India attraverso il valico di Lipulekh”. Il passo si trova nella regione himalayana e collega l’antica città di Taklakot in Tibet [oggi Purang - ndr] con lo Stato indiano dell’Uttrakhand attraverso la valle di Byash, all’estremità nord-occidentale del Nepal. Pechino e Delhi hanno deciso di aprire questa rotta commerciale attraverso il territorio del Nepal senza avvertire Kathmandu. “Quando il governo di Koirala si è opposto all’accordo, rivendicando la sovranità del proprio territorio, l’India non è stata contenta”. Il leader maoista Agni Sapkota conclude: “L’India sta sconfinando in diverse zone di frontiera che ritiene importanti dal punto di vista strategico. Ma non tollereremo questo atteggiamento”.