Bangladesh, dura condanna della Chiesa cattolica per l’omicidio di intellettuali laici
di Sumon Corraya
Mons. Gervas Rozario denuncia l’assassinio dell’editore Dipan e il ferimento di un altro editore e tre blogger. Gli intellettuali sono presi di mira da fondamentalisti islamici per le loro idee democratiche. Dall’inizio del 2015 sono morti quattro blogger e molti sono fuggiti all’estero. Vescovo: “Se non siamo attenti, illuminati e sensibilizzati dai valori umani, non riusciremo a fermare l’aumento delle violenze”.

Dhaka (AsiaNews) – La Chiesa cattolica del Bangladesh condanna con durezza l’omicidio dell’editore di stampo progressista Faisal Arefin Dipan e i continui attacchi contro blogger e intellettuali laici che vengono presi di mira da fondamentalisti islamici per le loro idee democratiche. Mons. Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi e presidente della Commissione episcopale Giustizia e pace del Bangladesh, afferma ad AsiaNews: “Sono davvero addolorato per il modo orribile in cui i criminali terroristi assassinano i blogger. Questi intellettuali possono contribuire molto allo sviluppo della società e del Paese. La loro unica colpa è essere liberi pensatori che credono nella libertà di coscienza e di espressione”.

La dura condanna del leader cattolico avviene a pochi giorni di distanza dall’omicidio dell’editore Dipan, freddato nel suo ufficio a Dhaka in pieno giorno perché aveva pubblicato testi laici. Lo stesso giorno, sempre nella capitale, sono stati aggrediti e accoltellati anche un altro editore e tre blogger, perché rei di aver criticato il fanatismo religioso dei fedeli islamici.

Il vescovo continua: “Non ho parole per esprimere la mia tristezza. Prego solo che Dio dia luce di coscienza e verità, buon senso e spirito umano a coloro che stanno facendo questi misfatti immorali e inaccettabili”.

L’editore infatti è solo l’ultimo di una lunga serie di intellettuali assassinati perché non condividono l’ideologia violenta del fondamentalismo islamico. Da diverso tempo estremisti islamici prendono di mira liberi pensatori e attivisti democratici e giustificano il loro omicidio perché “atei”. Il primo blogger a essere ucciso per le sue idee “contrarie all’islam” è stato Ahmed Rajib Haider nel 2013. Dall’inizio del 2015, altri quattro blogger hanno perso la vita: a febbraio Avijt Roy è stato assassinato vicino all’Università di Dhaka; a fine marzo, nella capitale, fondamentalisti musulmani hanno ammazzato a colpi di machete Oyasiqur Rahman; due mesi più tardi è stato il turno di Ananta Bijoy Das, ucciso a Sylhet; l’ultimo, Niloy Chakrabarti, è stato massacrato a colpi di mannaia ad agosto in pieno giorno, sotto gli occhi della madre e della sorella.

Negli ultimi mesi molti blogger stanno scappando all’estero per avere salve le proprie vite, temendo nuovi attacchi dei gruppi estremisti che hanno recapitato alla stampa lettere minatorie in cui vengono indicati i nomi del prossimi bersagli.

Mons. Rozario, che è anche presidente di Caritas Bangladesh, dice: “È compito del governo fermare queste violenze, ma il governo da solo non basta. È l’intera società del Bangladesh che deve essere educata e resa consapevole dell’impatto malvagio di questi atti radicali. I leader religiosi e le famiglie possono fare molto per il bene sociale. I leader politici poi devono avere la volontà politica di fermare queste aggressioni. Tutti possono avere un ruolo attivo”.

Il vescovo conclude sottolineando l’importanza dei valori umani per il benessere del Paese: “La comunità cristiana è scioccata per la brutalità di questi continui omicidi. Non è un compito facile, ma il governo deve vigilare e lottare contro i colpevoli. Se tutti non siamo attenti, illuminati e sensibilizzati dai valori umani, non riusciremo a fermare l’aumento delle violenze”.