Ballottaggio in Iran: vince l'ultraconservatore Ahmadinejad

Esperti ad AsiaNews: le presidenziali, grande manipolazione dei Guardiani della Rivoluzione, ora sono più potenti di prima.


Teheran (AsiaNews/agenzie) - Il ballottaggio di ieri per le presidenziali in Iran è stato vinto dall'ultraconservatore sindaco di Teheran Ahmadinejad, 49 anni, con il 61% dei consensi contro Rasfanjani, 70 anni, ex presidente della repubblica dal 1989 al 1997, con il 35%. I dati sono stati rilasciati dal Ministero dell'Interno iraniano durante la notte.

Per la prima volta dalla Rivoluzione (1979) sarà un laico alla guida del Paese. Il risultato contraddice le aspettative e conferma, secondo analisti intervistati da AsiaNews, che "in Iran non esiste, come hanno voluto fare credere, un movimento progressista". L'affluenza è stata, secondo dati ufficiali,  del 47% - 22 milioni - degli aventi diritto, contro il 63% della prima tornata elettorale. "Le cifre – denunciano gli analisti – non sono attendibili, è più che certo che si siano verificati manipolazioni di dati e brogli elettorali a favore di Ahmadinejad; fino a poco tempo fa ci volevano giorni prima di sapere i risultati di una votazione in Iran, oggi si impiegano poche ore, la cosa è sospetta…". I sostenitori di Rasfanjani hanno denunciato brogli e hanno accusato il Ministero della Cultura, la Guardia Rivoluzionaria e il Basij - la milizia volontaria nazionale – per avere favorito Ahmadinejad.

"I Guardiani della Rivoluzione e sopra di loro il leader Supremo – continuano gli esperti che hanno preferito l'anonimato - hanno ripeso in mano la situazione e lo hanno fatto con abilità, agendo nell'ombra e soprattutto con mezzi all'apparenza democratici; hanno creato due oppositori: Rafsanjani, il cosiddetto progressista moderato e il riformista Karroubi, li hanno fatti parlare e poi li hanno eliminati entrambi portando alla ribalta un perfetto sconosciuto, che tornava comodo perché è un laico, ma estremista ". Il 24 maggio il Consiglio dei Guardiani – che controlla lo svolgimento delle consultazioni popolari -  aveva rifiutato il 99% delle candidature.

Intanto gli Stati Uniti guardano con preoccupazione al neopresidente. Joanne Moore, portavoce del Dipartimento di Stato, ha dichiarato: "Stando a come si sono svolte queste elezioni, abbiamo dubbi sul fatto che il regime iraniano sia interessato a ciò che vuole la gente e all'equilibrio internazionale". "I rapporti con gli Stati Uniti - ha risposto Ahmadinejad - non sono una soluzione per i nostri problemi".

Secondo gli analisti ora è necessario aspettare per vedere come si muoverà il nuovo presidente, il quale, è indubbio, si atterrà alle direttive di Khamenei: "Qualunque fosse stato il risultato le cose non sarebbero cambiate: semplicemente ora con un estremista al governo la Guida suprema impartirà 'correzioni' da sinistra piuttosto che da destra ma in sostanza il potere rimane nelle sue mani".

"I risultati di ieri - commentano - rappresentano un incidente di non poco conto: mentre il resto del Medio Oriente procede verso la democrazia in Iran si verifica un processo contrario in cui si rafforza un sistema rigido, per di più con l'appoggio popolare". Sarà necessario tempo anche per vedere gli sviluppi sul piano della politica internazionale: "La politica nucleare andrà avanti, ma è fondamentale vedere come si evolveranno diverse situazioni limitrofe come: i rapporti tra Israele e Palestina - finché si potrà sostenere i palestinesi come ostacolo agli Usa la propaganda anti occidentale dei conservatori ha terreno fertile; chi governerà veramente in Iraq dopo il ritiro americano; e poi Siria, Libano...".