Pechino, scoperti 125 miliardi di dollari di “capitali neri”
Ad aprile la Banca del popolo ha iniziato un giro di vite sugli spostamenti illegali di denaro all’estero. Negli ultimi mesi le attività illecite sono aumentate, danneggiando i tassi di cambio dello yuan, privando lo Stato di moneta corrente e alzando i tassi d’interesse. La polizia promette controlli più severi e restringimento dei canali di trasferimento.

Pechino (AsiaNews) – La Cina ha iniziato un giro di vite contro le banche sotterranee che finora ha portato alla luce 170 casi di riciclaggio e di trasferimenti illegali di fondi per un totale di 800 miliardi di yuan (125 miliardi di dollari). Lo riporta il Quotidiano del Popolo, secondo cui i “capitali neri” hanno avuto un forte impatto negativo sul sistema di gestione dei tassi di cambio e sull’ordine del mercato.

L’inasprimento dei controlli è stato lanciato in modo congiunto dalla polizia e dalla Banca del popolo di Cina. Secondo l’organo di informazione del Partito comunista, nonostante questo abbia portato ad alcuni risultati, la situazione rimane seria e le attività delle banche illegali stanno aumentando. Il trasferimento di capitale nero più grande scoperto finora ammonta a 400 miliardi di yuan, portati all’estero usando conti bancari di non residenti e sfruttando le lacune del regolamento per sfuggire ai controlli.

La Banca centrale cinese e i regolatori dei cambi esteri stanno cercando di restringere i canali tramite cui il denaro può lasciare il Paese in modo legale, per mantenere stabili le riserve di moneta corrente ed evitare un innalzamento dei tassi d’interesse domestici. Per mettere un freno alle aziende e ai privati che continuano a vendere yuan per comprare dollari, la banca centrale e le banche commerciali in ottobre hanno comprato valute estere per 13 miliardi di yuan (2 miliardi di dollari).

Secondo fonti della Reuters, la Cina sta diminuendo gli scambi con banche offshore di liquidazione dello yuan, imponendo controlli sui capitali, anche se Pechino ha comunque fatto richiesta che la sua moneta sia inclusa nelle riserve del Fondo monetario internazionale (Fmi). È probabile che il Fmi acconsenta all’inclusione entro fine mese, ma in una proporzione più bassa del previsto.