Tamil Nadu: drammatiche le condizioni della popolazione colpita dall’alluvione
La città di Chennai è inondata e i trasporti sono interrotti. Il blackout al sistema elettrico impedisce di comunicare con i residenti. Le piogge hanno smesso di cadere ma ora la popolazione non ha acqua potabile. Fonte cattolica: “Nessuno ha notizie delle Sorelle Missionarie dell’Immacolata, ma speriamo che qualcuno sia andato in loro soccorso”. La ricerca delle responsabilità, l’abusivismo edilizio, l‘impreparazione delle città di fronte a eventi climatici estremi.

Chennai (AsiaNews) – Tutta la città di Chennai “è inondata. Interi quartieri sono sommersi e le comunicazioni sono interrotte”. Lo riferisce ad AsiaNews una fonte cattolica anonima, riguardo la violenta alluvione che ha colpito questa settimana la zona costiera di Chennai, nello Stato indiano del Tamil Nadu. Il nubifragio ha provocato oltre 260 vittime e il governo ha schierato l’esercito per portare soccorso. Le ferrovie sono ancora interrotte e l’aeroporto è chiuso al traffico aereo. Ora però “il problema principale è che manca l’acqua potabile. Ha smesso di piovere e la popolazione non riesce a raccogliere l’acqua per farla bollire e poi bere”.

Da questa mattina le piogge hanno smesso di cadere in maniera incessante e l’acqua si sta ritirando in alcune zone meridionali della città. Ma la situazione rimane complessa, e gli esperti ritengono che ci vorranno diverse settimane prima che l’intera area possa tornare alla normalità.

L’aspetto più preoccupante, dichiara la fonte, “è che non c’è modo di comunicare con le zone colpite. I treni sono bloccati, anche quelli diretti a nord in altri Stati, e le comunicazioni telefoniche impossibili, a causa del blackout che ha colpito il sistema elettrico”. Infatti sul territorio è stata interrotta la fornitura di energia elettrica per evitare corti-circuito “e questo ci impedisce di avere contatti con le persone che risiedono lì”.

A Chennai si trova anche una casa delle Sorelle Missionarie dell’Immacolata (congregazione femminile associata al Pontificio Istituto Missioni Estere) e “nessuno ha avuto loro notizie. La casa delle suore è di poco sollevata rispetto al manto stradale, ma alcuni testimoni ci hanno riferito che è tutto allagato. Siamo molto preoccupati, speriamo che abbiano trovato riparo e che abbiano provviste a sufficienza e acqua da bere”.

Negli ultimi giorni i militari inviati dal governo hanno messo in salvo circa 7mila persone, ma “ora il rischio è che vengano abbandonate le persone rifugiate nelle case. Sappiamo che coloro che sono stati trasportati nelle tendopoli ricevono assistenza anche con l’uso di elicotteri, invece nessuno pensa alle persone rimaste all’interno delle abitazioni. È una situazione bruttissima”.

Il sentimento predominante “è che il governo non riesca ad affrontare questa emergenza. Le persone hanno dato vita a forme di solidarietà spontanea, portando aiuto e assistenza nel vicinato”. La fonte racconta che un gruppo di persone si è organizzato in maniera autonoma e si è recato di casa in casa per accertarsi delle condizioni dei vicini e distribuire aiuti. “Siamo sicuri che anche le missionarie sono state aiutate da qualcuno. Vivono in una zona tranquilla, e i residenti apprezzano il loro lavoro”.

Il disastro naturale che ha afflitto lo Stato indiano ha già iniziato a sollevare polemiche. Alcuni esperti sostengono che l’alluvione ha dimostrato “che le città indiane non sono preparate ad affrontare eventi climatici estremi come le pogge, la siccità e le tempeste provocate dai cicloni, che stanno diventando sempre più frequenti”.

Il dito è puntato contro gli abusi edilizi nella costruzione delle aree residenziali. Gli studiosi affermano che “le città sono costruite senza una pianificazione unitaria e senza tener conto del flusso delle acque”. Anche la fonte conferma ad AsiaNews: “Nelle zone colpite alcune case sono state costruite al di sotto del livello del mare. Purtroppo c’è chi si approfitta della situazione e agisce senza pensare ai danni che ne derivano per l’ambiente”.

Le analisi locali riportano che in 20 anni di edilizia sfrenata sono scomparsi più di 300 tra laghi, fiumi e corsi d’acqua naturali. L’amministrazione di Chennai riporta che esistono circa 150mila edifici costruiti in modo abusivo senza permessi.