Papa: Dio “ci chiede soltanto le nostre miserie, le nostre piccolezze, i nostri peccati, per abbracciarci”
“Chiediamo al Signore di risvegliare in ognuno di noi e in tutto il popolo la fede in questa paternità, in questa misericordia, nel suo cuore. E che questa fede nella sua paternità e la sua misericordia ci faccia un po’ più misericordiosi nel confronto degli altri”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nella sua misericordia, Dio “ci chiede soltanto le nostre miserie, le nostre piccolezze, i nostri peccati, per abbracciarci, per accarezzarci”. L’ha detto papa Francesco durante la messa celebrata stamattina a Casa santa Marta, prendendo spunto dalla prima Lettura – tratta dal libro di Isaia – laddove in un monologo del Signore si comprende che Dio ha scelto il suo popolo “non perché fosse grande o potente”, ma “perché era il più piccolo di tutti, il più miserabile di tutti”.

Durante il rito, al quale hanno preso parte anche i cardinali del Consiglio dei Nove, che iniziano oggi la dodicesima riunione di lavoro, Francesco ha sottolineato che la misericordia è come una carezza, come l’abbraccio di un genitore che dà consolazione e sicurezza al proprio bambino. “Il Signore è misericordioso e grande nell’amore”.

Nella scelta del popolo di Israele Dio “si è innamorato di questa miseria, si è innamorato proprio di questa piccolezza”. E in questo monologo di Dio col suo popolo “si vede questo amore”, un “amore tenero, un amore come quello del papà o della mamma, quando” parla con il bambino che “la notte si sveglia spaventato da un sogno”. E lo rassicura: “Io ti tengo per la destra, stai tranquillo, non temere”. “Tutti noi conosciamo le carezze dei papà e delle mamme, quando i bambini sono inquieti per lo spavento: ‘Non temere, io sono qui; Io sono innamorato della tua piccolezza; mi sono innamorato della tua piccolezza, del tuo niente’. Anche: ‘Non temere i tuoi peccati, Io ti voglio tanto bene; Io sono qui per perdonarti’. Questa è la misericordia di Dio”.

Francesco ha ricordato poi  un santo che faceva molte penitenze, ma il Signore gli chiedeva sempre di più fino a quando gli disse che non aveva più niente da donargli e Dio gli rispose: “Dammi i tuoi peccati”. “Il Signore ha voglia di prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre stanchezze. Gesù quante volte faceva sentire questo e poi: ‘Venite a me, tutti voi che siete affaticati, stanchi e io vi darò ristoro. Io sono il Signore tuo Dio che ti tengo per la destra, non temere piccolino, non temere. Io ti darò forza. Dammi tutto ed Io ti perdonerò, ti darò pace”. Queste “sono le carezze di Dio, queste sono le carezze del nostro Padre, quando si esprime con la sua misericordia”.

“Noi che siamo tanto nervosi, quando una cosa non va bene, strepitiamo, siamo impazienti… Invece Lui: ‘Ma, stai tranquillo, ne hai fatta una grossa, sì, ma stai tranquillo; non temere, Io ti perdono. Dammela’. Questo è quello che significa quando abbiamo ripetuto nel Salmo: ‘Il Signore è misericordioso e grande nell’amore’. Noi siamo piccoli. Lui ci ha dato tutto. Ci chiede soltanto le nostre miserie, le nostre piccolezze, i nostri peccati, per abbracciarci, per accarezzarci”.

“Chiediamo al Signore – ha concluso Francesco – di risvegliare in ognuno di noi e in tutto il popolo la fede in questa paternità, in questa misericordia, nel suo cuore. E che questa fede nella sua paternità e la sua misericordia ci faccia un po’ più misericordiosi nel confronto degli altri”.