Studioso musulmano: Il Giubileo, messaggio di perdono per tutte le religioni
di Mathias Hariyadi
Per il prof M. Qasim Mathar, dell’università islamica di Makassar, le parole di papa Francesco rafforzano il messaggio di Maometto. La “Misericordiae Vultus” testo universale, valido per tutti i leader politici e religiosi del mondo. L’arcivescovo di Jakarta invia una lettera pastorale ai fedeli. Sacerdoti e fedeli preparano inni dedicati all’Anno Santo.

Jakarta (AsiaNews) - Le parole di papa Francesco riprendono e rafforzano il messaggio del profeta Maometto in tema di misericordia e perdono; per questo il suo discorso andrebbe “diffuso in tutto il mondo” e approfondito a prescindere dalla fede religiosa professata. È quanto sottolinea ad AsiaNews il prof. M. Qasim Mathar, docente musulmano della State Islamic University (Uin) Alauddin di Makassar, capoluogo della provincia di South Sulawesi, Indonesia. Lo studioso elogia le riflessioni contenute nella “Misericordiae Vultus”, la bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia iniziato lo scorso 8 dicembre con l’apertura della Porta Santa in San Pietro. 

Per il prof. Mathar è importante l’attenzione posta sulla parola araba “rahim”, che definisce il carattere misericordioso di Dio e che è stata mutuata anche nel vocabolario indonesiano. Nel Paese asiatico essa indica anche “il grembo della madre”, e questo vuol dire che “fin dall’inizio della vita umana siamo già ‘avvolti’ dall’amore e dalla misericordia di nostra madre”. 

Il messaggio di papa Francesco non riguarda solo i cattolici, ma abbraccia anche il mondo musulmano e tutte le fedi religioni. Ne è convito il professore e studioso della Uin, secondo cui le parole del pontefice “stemperano lo spirito di odio”, promuovendo al contempo una cultura del perdono” e della misericordia. Per questo egli auspica che sempre più leader e personalità della politica e della religione di tutto il mondo seguano l’esempio del papa e sappiano essere misericordiosi e amorevoli verso gli altri. 

Intanto anche l’arcidiocesi di Jakarta ha aperto le celebrazioni per l’Anno giubilare, con una lettera pastorale di mons. Ignatius Suharyo che verrà distribuita in tutte e 64 le parrocchie della capitale; la missiva verrà letta durante le messe e le funzioni del prossimo fine settimana, in sostituzione della tradizionale omelia del celebrante. Il prelato si è unito in modo ideale alle funzioni che si sono tenute in Vaticano nei giorni scorsi, aprendo le porte della cattedrale di Jakarta.

Nella lettera pastorale egli ha illustrato il significato del giubileo straordinario, il background storico e le citazioni bibliche contenute all’interno della “Misericodiae Vultus”. In particolare, egli si è soffermato su tre elementi essenziali: il denaro non è fonte di felicità; la violenza basata sul desiderio di arricchimento economico e materiale; la corruzione quale elemento di pubblico scandalo. A questo si aggiunge il tema dei migranti e degli ultimi, il volto di quella umanità “spesso dimenticata e negata” dalla società e per questo ancor più bisognosi di misericordia. Infine, l’arcivescovo richiama il monito del pontefice ai mafiosi e corrotti, perché “cambino vita”. 

I cattolici indonesiani hanno promosso varie iniziative per favorire la diffusione della conoscenza e dell’approfondimento dei temi proposti da Francesco in questo Anno della misericordia. Fra queste vi è la composizione di inni e canti sacri proposta dalla diocesi di Manado, nelle North Sulawesi, dal titolo “Inno dell’Anno del perdono”. P. Felix Suranto, sacerdote a East Java, ha invece pubblicato un lungo articolo sulla devozione alla misericordia di Dio, spiegando quali sono le caratteristiche del perdono e scrivendo una preghiera devozionale da recitare in momenti prestabiliti. 

In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa sette milioni di persone, pari al 3% circa. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione. Essi sono una parte attiva nella società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all'opera di aiuti durante le emergenze, come avvenuto in occasione della devastante alluvione del gennaio 2013.