Jihadisti europei: dal vuoto di senso alla violenza cieca
di Paul Dakiki
Su 30mila militanti, almeno il 10% sono giovani europei convertiti all’islam radicale. Le cause: la mancanza di senso nella vita; il bisogno di avere una comunità; sentirsi parte di un’opera grandiosa. Nei profili dei militanti vi sono anche coloro che agiscono per denaro, per potere, perché assetati di sangue. Una soluzione: potenziare l’insegnamento religioso nelle scuole, nelle moschee e sui social network.

Beirut (AsiaNews) - La ricerca di senso che superi il vuoto; la ricerca di appartenenza che superi la solitudine; il bisogno di orientamenti e di obiettivi nella vita sono i motivi fondamentali che spingono i giovani europei ad abbandonare le loro esistenze in Francia, Gran Bretagna, Germania, ecc… per andare in Siria e Iraq e divenire miliziani jihadisti di Daesh. È quanto emerge da uno studio compiuto su 150 giovani al King’s College di Londra e reso pubblico durante una conferenza tenutasi a Beirut lo scorso weekend (12-13 dicembre), di cui dà notizia l’Orient-Le Jour (15/12/2015).

Organizzata da la Maison du Futur e dalla Fondazione Konrad Adenauer, la conferenza ha visto esperti locali e internazionali domandarsi che cosa porta un giovane europeo sui 20-30 anni a militare negli squadroni della morte dei gruppi terroristi.

Spesso si conclude in fretta che tutto ciò è a causa dell’islam, soprattutto nella sua forma salafita. In effetti, si calcola che sui circa 30mila militanti del califfato, almeno il 10% è costituito da nuovi convertiti. Ma la domanda che gli esperti si sono posti è cosa spinge a questa conversione? Cosa motiva scelte così radicali, che giungono fino all’abbandono dello stile di vita europeo?

Di frequente si trovano le ragioni nelle situazioni di discriminazione, emarginazione, povertà in cui questi giovani vivono, ma Kristina Eichhorst, esperta di terrorismo e di conflitti etnici, afferma che questi criteri non sono una spiegazione sufficiente anche perché se è vero che talvolta i neo-convertiti sono dei piccoli criminali, molto spesso essi sono persone riuscite nella vita, con diplomi e lauree.

Anche lo studio dei profili psicologici – quello degli psicotici, dei malati mentali, segnati da pessimismo, depressione a tendenza suicida – non ha dato risultati convincenti.

Ivan Tyrell, educatore e psicoterapeuta, intervenuto via Skype, ha ribadito i risultati del King’s College: il bisogno di appartenere a un gruppo più grande o a una comunità, di dare senso alla propria vita, di sentirsi legato a una causa superiore, di ottenere attenzione dal mondo circostante si aggiungono ai bisogni essenziali dell’uomo, che siano fisici, emotivi o per sentirsi apprezzati.

Quando questi bisogni non sono soddisfatti vi è ansietà, depressione e conflitto. “Lo Stato islamico – ha detto – ha saputo offrire a questa gente ciò che essi ricercavano. Esso ha saputo attirare la loro attenzione”.

Più in generale, Jean-Pierre Katrib, direttore delle relazioni strategiche nella Quantum Communications ha presentato uno studio effettuato in base a “confessioni” di giovani disertori dell’Isis o prigionieri in Iraq o in Siria. In esso si rendono evidenti nove profili di giovani jihadisti radicali: vi sono quelli mossi dai soldi e dal potere, dalla ricerca di identità o dal bisogno di appartenenza, dalla vendetta (dopo essere stati testimoni di sofferenze nella propria famiglia) o dal bisogno di redenzione.

Vi sono pure coloro che si sentono investiti di responsabilità per proteggere il proprio popolo o la propria famiglia, quelli che ricercano una visione ideologica, e infine gli assetati di sangue.

All’indomani degli attacchi terroristi di Parigi, il governo francese ha lanciato raid aerei in Siria e ha accresciuto la sicurezza nelle città e alle frontiere. Da quanto detto sopra è evidente come tali misure non rispondano alle cause che portano alla militanza jihadista.

Secondo gli esperti della conferenza è importante potenziare l’educazione religiosa soprattutto nelle scuole, nelle moschee e sui social network, offrendo una contro proposta di senso a quella che propone il radicalismo e la violenza.