Bangladesh: leader islamici condannano il Califfato, “nemico dei musulmani”
Lo Stato islamico “non è il vero islam”. Ogni venerdì, in tutte le moschee del Paese, verranno tenuti sermoni contro il fondamentalismo che spieghino ai giovani il vero significato del Corano.

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) – Il leader religiosi musulmani (ulema) del Bangladesh hanno deciso di combattere la minaccia del fondamentalismo dello Stato islamico (SI) sottoscrivendo una fatwa e iniziando a predicare nelle moschee atteggiamenti contrari alla violenza religiosa. La strategia è stata ideata durante un incontro fra i leader islamici e la polizia nel quartier generale di Dhaka. Le autorità sono preoccupate dall’aumento della violenza religiosa registrato negli ultimi mesi e sono favorevoli alla scesa in campo degli ulema.

Maulana Fariduddin Masoud, presidente del Bangladesh Jamiatul Ulama (Bju), organismo nazionale degli ulema, ha dichiarato: “La fatwa sarà firmata da 100mila studiosi islamici da tutto il Paese. Essa identificherà lo SI e i suoi sostenitori militanti locali – che stanno uccidendo persone e continuando a compiere atti di terrorismo in Bangladesh e altrove” – non solo come ‘nemici dell’islam’ ma anche come ‘nemici dei musulmani’”.

Il Bju vuole coinvolgere tutti i predicatori a sottoscrivere il documento. I leader di ogni moschea, aggiunge Masoud, dovranno “portare avanti questa campagna contro lo SI a livello della società”. “Attraverso i loro sermoni (khutbas) – continua l’ulema – i capi delle moschee spiegheranno alla gente in che modo lo SI e altri islamisti stanno facendo ricorso alla violenza e agiscono contro i principi del Corano e del Hadith”.

Shahidul Hoque, ispettore generale della polizia, ha approvato il piano del Bju per contrastare il terrorismo islamico: “Alcuni gruppi – dice – interpretano male gli insegnamenti dell’islam e stanno diffondendo la guerriglia e la violenza nel Paese. Noi speriamo che gli ulema abbiano successo in questa speciale campagna con i sermoni del venerdì”.

Il primo ministro Sheikh Hasina ha sempre negato la presenza dello SI in Bangladesh, anche dopo la rivendicazione dell’omicidio di Cesare Tavella. Secondo il politico, i militanti islamisti locali spalleggiano i partiti dell’opposizione, veri responsabili per l’aumento della violenza nel Paese.

Dopo l’aggressione a p. Parolari, missionari del Pime, avvenuta il 18 novembre scorso, fonti cattoliche avevano confermato ad AsiaNews la crescente instabilità politica, che sarebbe all’origine dell’attacco al sacerdote e delle violenze perpetrate contro gli stranieri durante i mesi precedenti. Il mese scorso, 12 tra sacerdoti e pastori hanno ricevuto minacce di morte via sms e una moschea sciita è stata assaltata nel distretto di Bogra. Da anni, inoltre, in Bangladesh vengono presi di mira attivisti e intellettuali critici nei confronti dell’islam radicale.

Mohammad Abdur Rashid, generale in pensione, si dice fiducioso nel buon esito della strategia degli ulema: “Si è scoperto – afferma – che molti in Bangladesh sono diventati miliziani, motivati al jihad da alcuni predicatori di basso livello. Se gli studiosi islamici più rinomati scendono in campo promulgando questa fatwa di massa, pregando per la pace e insegnando il vero islam, non ci sarà più spazio per l’estremismo violento nel Paese”.