L’Asean, “occasione da non perdere” per la società e l’economia thailandese
di Weena Kowitwanij
Bangkok è uno dei fondatori dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, e nell’ultimo quinquennio ha creato Zone economiche speciali al confine con le altre nazioni del gruppo per migliorare l’interscambio commerciale. Ma un sondaggio mostra che la popolazione thai non si sente parte dell’Associazione, e che soltanto il 65% sa della sua esistenza.

Bangkok (AsiaNews) – I thailandesi non si sentono cittadini dell’Asean, e soltanto il 65% della popolazione sa di farne parte. Questo nonostante il fatto che Bangkok sia uno dei cinque Paesi fondatori dell’unione (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) e l’abbia guidata per diversi anni. Eppure, le opportunità fornite dall’Asean per lo sviluppo sia nazionale che regionale “sono enormi”. È quanto emerge da un sondaggio effettuato in Thailandia nei giorni scorsi.

Per cercare di bilanciare questo stato di cose, il Dipartimento per le pubbliche relazioni del governo thai ha chiesto ai quattro governatori delle province meridionali del Paese – che confinano con altre nazioni Asean – di fornire una sorta di “riassunto” degli ultimi cinque anni di attività. Nel periodo fra il 2010 e il 2015, infatti, Bangkok ha creato nelle loro aree delle Zone economiche speciali che hanno migliorato le condizioni socio-economiche della popolazione.

Secondo Pakarathorn Thienchai, che guida l’area di Sa-Kaew al confine con la Cambogia, il mercato comune Rong Kluea è “una grande opportunità. La Zona economica speciale che abbiamo formato nella provincia comprende i distretti di Wattana-Nakorn e di Aranprathes. Questi si basano sui prodotti agricoli, sono il nostro valore aggiunto. L’interscambio commerciale è in continuo aumento, e nel 2015 ha toccato i 2,2 miliardi di dollari. Ma dobbiamo fare di più per il turismo: abbiamo circa 10 milioni di visitatori l’anno, ma soltanto 100mila turisti. Dobbiamo sviluppare il turismo nelle aree tribali”.

Wasant Chamnanjui è invece il vice governatore di Tak, confinante con il Myanmar. Qui lo sviluppo si è incentrato sui trasporti: l’aeroporto di Mae Sod e una rete di infrastrutture autostradali. “La popolazione locale – dice – conosce e apprezza l’idea di Zona economica speciale. Per ora siamo concentrati sulla costruzione di grandi centri commerciali e di una Università pubblica in grado di attrarre investimenti stranieri. Abbiamo superato i 2 miliardi di dollari di interscambio”.

Thawatchai Thammarak guida la provincia di Mukdaham, una delle più sensibili della Thailandia perché confinante con il Laos: “Siamo un corridoio economico che taglia da est a ovest. Attraverso il ponte dell’amicizia fra thailandesi e laotiani possiamo unire i due Paesi e la Cina. In realtà, i 1.300 chilometri di strada verso il Dragone passano anche per Da Nang, una delle maggiori città portuali del Vietnam. I nostri partner apprezzano i prodotti thai, considerati in genere di alta qualità. E attraverso i nostri corridoi arrivano anche moltissimi stranieri intenzionati a usufruire della nostra sanità”.

Anuchit Trakulmututa è infine il vice governatore di Songkhla: “La nostra è una provincia legata al mare, grazie al quale cooperiamo dal punto di vista economico con Indonesia e Malaysia. Loro sono grandi acquirenti del nostro riso, così come noi compriamo il loro olio di palma. Ora puntiamo a cinesi e giapponesi, con i quali vorremmo sviluppare il mercato della gomma”.