L’attentato di Jakarta, opera di un gruppo terrorista legato all’Isis che cercava il predominio nella regione
di Mathias Hariyadi
Due terroristi si sono fatti esplodere; tre sono stati uccisi negli scontri a fuoco con polizia ed esercito. Uccisi anche un canadese e un indonesiano. Il loro capo, Bahrun Naim, cercava di farsi notare dal califfo al Baghdadi, per farsi nominare capo di tutta la rete terrorista nel sud-est asiatico. Per il gen. Karnavian è cambiato il modo di operare dell’isis: vogliono ampliare le zone dei loro attacchi a Parigi, nel Nordafrica, a Singapore, in Thailandia e in altri Paesi europei. A Natale e Capodanno sventati diversi attacchi terroristi.

Jakarta (AsiaNews) – L’ispettore capo della polizia, gen. Tito Karnavian, ha rivelato ulteriori dettagli sugli attentati accaduti stamane nel centro di Jakarta, dove una serie di esplosioni e scontri a fuoco hanno portato alla morte sette persone, compresi i cinque terroristi, più un canadese e un indonesiano.

Nella conferenza stampa il gen. Karnavian ha detto che il motivo che sta dietro alla serie di bombe è “un’esibizione di forza da parte di un gruppo legato all’Isis, per mostrare ad altri gruppi simili in altri Paesi del Sud-est asiatico che quello con base in Indonesia ha la capacità di portare a termine attacchi sanguinosi”.

Karnavian ha anche detto che il gruppo legato all’Isis è quello presieduto da Bahrun Naim: “Naim vuole stabilire un nuovo capitolo dell’Isis in Indonesia e vuole divenire una figura significativa e un leader dell’Isis in tutta la regione del Sud-est asiatico”.

“Siamo venuti a conoscere alcuni dettagli sul gruppo e Naim ora è in fuga”, ha aggiunto.

Perché Naim vuole diventare la figura più importante nel Sud est asiatico?

Secondo il generale – che è stato anche capo delle squadre anti-terroriste – vi è un cambio significativo nel modo di eseguire attacchi terroristi o esplosioni: non si attacca “solo” in Iraq e in Siria. I capi (“amr”) dell’Isis, ha spiegato, vogliono ampliare le zone dei loro attacchi a Parigi, nel Nordafrica, a Singapore, in Thailandia e in altri Paesi europei. Dopo che è emersa questa idea, Naim, spinto dalla sua ambizione, ha progettato questi attacchi per guadagnare l’attenzione del “califfo” al- Baghdadi e degli altri capi dell’Isis nella regione del Sud est asiatico.

Da questa visione ambiziosa è nata l’operazione di oggi, che comprendeva attacchi suicidi con esplosivi e armi da fuoco, prendendo di mira poliziotti e stranieri nell’affollato Thamrin boulevard, al centro di Jakarta.

Il luogo è a 200 metri dall’ambasciata francese, dall’ufficio dell’Onu e alcuni metri in più dall’ambasciata giapponese, britannica e tedesca. A un km vi è poi anche l’ambasciata americana.

Le vittime sono sette: due terroristi si sono fatti uccidere esplodendo; tre sono stati uccisi dalla polizia negli scontri a fuoco; un canadese e un indonesiano sono vittime innocenti. Altre 15 persone sono rimaste ferite o con graffi, e sono soprattutto poliziotti del traffico, il cui posto è stato fatto saltare per primo dai terroristi usando una bomba artigianale.

Visitando il luogo dello scoppio, il ministro Luhut Panjaitan ha riconosciuto che polizia ed esercito hanno compiuto un ottimo lavoro, mettendo in sicurezza la situazione in poche ore. Egli ha anche criticato le voci secondo cui i membri della sicurezza sono stati facilmente “disturbati” dal gruppo terrorista.

Panjaitan, ex generale e creatore di una forza speciale anti-terrore nell’esercito, ha detto che la polizia e l’intelligence sono riusciti a sventare diversi piani di attacchi terroristi a natale e a Capodanno, e che l’attacco di oggi è stato un po’ “diverso dal solito” perché avvenuto in pieno giorno e in una zona molto affollata.

In un video che circola su YouTube, si vede con chiarezza che due terroristi si nascondono dietro a un veicolo prima di farsi esplodere. Altri due vengono allo scoperto fra la folla e iniziano ad aprire il fuoco contro alcuni poliziotti della strada, per darsi infine alla fuga.

Dopo l’esplosione, i tre terroristi si sono nascosti in un edificio vicino, fino a che polizia ed esercito non li hanno stanati e uccisi.