Jakarta, caccia alle cellule terroriste dello Stato islamico
Tre uomini fermati nei pressi della capitale. Il principale sospettato della pianificazione delle bombe è Bahrum Naim. Un anno fa è stato in Siria a combattere con lo SI. Tornato in patria, ha pubblicato un documento online in cui incoraggia i miliziani indonesiani a imitare gli attacchi di Parigi.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Le forze di sicurezza indonesiane stanno dando la caccia alle cellule del terrore legate agli attentati di ieri a Jakarta, che hanno lasciato un bilancio di sette morti e 26 feriti. Lo ha detto l’ispettore generale della polizia, gen. Karnavian in una intervista alla Bbc, in cui ha affermato che “gli indonesiani sono al sicuro perché i colpevoli sono un piccolo gruppo che stiamo monitorando e a cui diamo la caccia”. “Gli attentatori – ha aggiunto – sono stati neutralizzati, ma sono legati ad altre cellule in Java e nelle Sulawesi”.

Oggi tre uomini sono stati arrestati nei pressi di Jakarta, ma non è ancora chiaro se siano coinvolti negli attacchi. Esperti di terrorismo sono concordi nel dire che l’esiguo numero di vittime innocenti, a dispetto dell’alto numero di esplosioni, rivelerebbe la mano di gruppi locali con poco addestramento.

Il generale Karnavian ha confermato le dichiarazioni rilasciate ieri, secondo cui gli attacchi sono stati effettuati da “combattenti del Califfato” ed erano diretti contro “cittadini della coalizione crociata”. Per questo le esplosioni si sono concentrate in una zona ad alto tasso turistico.

Per le autorità indonesiane il responsabile degli attentati è il gruppo legato allo Stato islamico (SI) capitanato da Bahrum Naim (v. foto). Secondo gli agenti egli vorrebbe unire tutti i gruppi del sud-est asiatico sotto la bandiera del Califfato. L’uomo è al momento in fuga.

Sette anni fa, Bahrum Naim gestiva un internet cafè nella città di Solo (Sukarta) nel Java centrale. Nel 2011 è stato arrestato per possesso illegale di armi e ha scontato tre anni di prigione. Da quel momento è divenuto il punto di riferimento dei gruppi terroristi dell’isola. Un anno fa Naim è partito per la Siria per combattere nelle file dello SI.

Qualche tempo fa, è apparso un scritto online dal titolo “Lezioni dagli attacchi di Parigi”, in cui Naim incoraggiava le cellule indonesiane a studiare e imitare la pianificazione, il tempismo e la coordinazione degli attacchi del 13 novembre 2015.

Il gen. Karnavian ha affermato che sono circa 400 gli indonesiani partiti per la Siria per unirsi allo SI, di cui 50 sarebbero morti.

I simpatizzanti jihadisti in Indonesia sarebbero circa 1000: un numero esiguo se si pensa che esso è il Paese musulmano più popoloso al mondo, con 206 milioni di fedeli al Corano (l’87%).