Israele contro la Turchia: Compra petrolio dallo Stato islamico, finanzia i jihadisti

Il ministro della Difesa Moshe Yaalon ha sottolineato che Daesh ha beneficiato “per molto, molto tempo” del denaro turco in cambio di greggio. Egli aggiunge che “è compito della Turchia” unirsi alla lotta contro il terrorismo, ma “questo sinora non è avvenuto”. Ankara favorirebbe inoltre il passaggio di miliziani sul proprio territorio. 


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Il ministro israeliano della Difesa ha accusato la Turchia di comprare petrolio dallo Stato islamico (SI), finanziando in questo modo le attività militanti del gruppo jihadista. In un incontro ad Atene Moshe Yaalon ha sottolineato che Daesh (acronimo arabo per lo SI) ha “beneficiato per molto, molto tempo del denaro turco in cambio di petrolio”. Dal giugno 2014 il gruppo terrorista  ha conquistato ampie porzioni di Siria e Iraq, compresi alcuni fra i più importanti pozzi petroliferi della regione. 

Già in passato a più riprese il governo di Ankara ha respinto l’accusa di aver permesso al gruppo estremista islamico di trafficare greggio e altri beni, fra cui i reperti archeologici trafugati dai territori sotto il suo controllo, lungo i propri confini.

In difesa dell’alleato turco è giunta anche Washington, che ha contestato le accuse della Russia secondo cui alcuni alti funzionari di Ankara sarebbero in combutta con i militanti. 

Ieri, a margine di un incontro con le autorità greche, Moshe Yaalon ha dichiarato che “è compito della Turchia, del governo turco, della leadership turca decidere se vogliono essere parte di una qualsivoglia cooperazione che lotta contro il terrorismo”. 

“Ma questo sinora non è avvenuto” ha aggiunto il ministro israeliano. “Come sapete, Daesh ha beneficiato del denaro turco in cambio del petrolio per molto, molto tempo. Spero che tutto questo finisca”. Yaalon ha inoltre accusato Ankara di consentire il passaggio di jihadisti - lungo la rotta che collega l’Europa con la Siria e l’Iraq - sul proprio territorio. Parole condivise dall’omologo greco Panos Kammenos nel corso della conferenza stampa. 

I tentativi di Israele e Turchia di ricucire i rapporti diplomatici avevano subito una brusca interruzione già di recente, in seguito alla richiesta di risarcimento avanzata da Ankara nei confronti di Israele per la morte di 10 attivisti turchi nel 2010. Il gruppo era a bordo di una  imbarcazione (la Mavi Marmara) diretta a Gaza per portare aiuti nella Striscia. Dietro il riavvicinamento fra i due governi, il tentativo di chiudere l’accordo con la Turchia per l’importazione di gas naturale israeliano.