Cina, l’import-export sprofonda: a gennaio 2015 le importazioni a -18,8%

Riapre la Borsa di Shanghai, ma la performance non è positiva. L’azionario cinese sconta la pubblicazione dei dati relativi alla bilancia commerciale, che hanno messo in evidenza un tonfo delle esportazioni: a gennaio crollano a -11%, con l’import a -18,8%. Il surplus della Cina nei confronti del resto del mondo si attesta a 63,3 miliardi di dollari.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La riapertura della Borsa di Shanghai e il successo degli interscambi a Tokyo non aiutano l’economia cinese, che continua a registrare numeri in perdita nell’import-export. Rispetto allo scorso anno, le esportazioni cinesi si sono ridotte dell'11,2% annuo in gennaio a fronte di stime pari all’incirca a -1,9%. Le importazioni sono calate del 18,8% annuo, su stime per un -0,8%.

La bilancia commerciale fa segnare un surplus di 63,29 miliardi di dollari, in aumento dai 60,09 miliardi di dicembre. In yuan, le esportazioni hanno sofferto un collasso su base annua -6,6% a gennaio, mentre le importazioni sono scese del -14,4%, con la bilancia commerciale che è riuscita comunque a garantire un surplus record pari a 406 miliardi di yuan.

Gli analisti puntano il dito contro la domanda, sia estera sia interna, che rimane debole. Ma i dati si inseriscono in un trend oramai annuale, e fomentano l’attesa per nuove misure di stimolo da parte delle autorità di Pechino per contrastare il rallentamento economico del Paese e le paure legate alle tensioni sui mercati finanziari.

La stabilizzazione dell’economia è la principale preoccupazione del governo cinese, che teme disoccupazione e perdite finanziarie. Con il calo del Prodotto interno lordo, infatti, diminuiranno i posti di lavoro e crollerà in maniera sensibile il potere d’acquisto della media della popolazione nazionale. Combinati, questi due fattori potrebbero scatenare massicce proteste sociali – già in crescita esponenziale nonostante il pugno di ferro di Xi Jinping – arrivando persino a mettere in dubbio il sistema politico monopartitico dominato dal regime comunista.