Tibet, buddisti costretti a pregare online per il Dalai Lama

I fedeli di Ngaba, Mangra e del Sichuan non possono radunarsi per pregare insieme o seguire gli insegnamenti del loro leader spirituale. Attraverso internet e i cellulari trovano una strada per augurare buona salute al Nobel per la pace, che ha subito un delicato intervento chirurgico.


Dharamsala (AsiaNews) – I fedeli del buddismo tibetano che vivono nelle zone controllate dalla Cina non possono radunarsi per pregare insieme o seguire le indicazioni spirituali del Dalai Lama. Eppure, grazie alla moderna tecnologia, sono riusciti a unirsi per augurare buona salute al loro leader che – nelle scorse settimane – ha subito un delicato intervento chirurgico negli Stati Uniti. Lo riporta Radio Free Asia.

Una fonte anonima per motivi di sicurezza spiega: “I residenti di Ngaba, Mangra e delle province del Sichuan e del Qinghai vivono nelle restrizioni imposte dal governo cinese. Ma quando hanno saputo dell’intervento del Dalai Lama hanno iniziato a pregare nella privacy della loro casa”.

Tuttavia, la tradizione del buddismo tibetano ritiene le preghiere comunitarie più efficaci. Quindi, per aggirare la repressione governativa, hanno scelto we-chat e i messaggi di testo via sms. In questo modo, hanno potuto almeno in maniera virtuale pregare insieme per il Nobel per la pace.

Non si tratta di precauzioni eccessive: nei primi giorni di febbraio la polizia ha arrestato l’abate del monastero Chongri, di nome Pagah, e il monaco Geshe Orgyen perché avevano organizzato una cerimonia di preghiera nella contea di Drango. Nella stessa zona, inoltre, le autorità hanno imposto un bando sull’immagine del Dalai Lama: coloro che la espongono rischiano l’arresto immediato.