L’incontro fra il vescovo di Penang e il muftì spezza l’odio accumulato negli anni

È il secondo faccia a faccia fra due leader cristiani e musulmani in due mesi. P. Lawrence Andrew: “La Chiesa si sta impegnando molto per andare incontro ai nostri fratelli musulmani, come fa papa Francesco. Rimangono però molte questioni da risolvere, come la conversione dei figli di coppie miste”.


Penang (AsiaNews) – Questi incontri “servono a incrementare il dialogo interreligioso e a spezzare la visione di odio e di sospetto che c’è stata per molti anni, anche se non hanno ancora il potere di cambiare qualcosa nella vita di tutti i giorni dei cristiani. Per questo ci vorrà molto tempo”. P. Lawrence Andrew sj, direttore del settimanale cattolico The Herald, descrive così il senso dell’incontro avvenuto il primo marzo fra il vescovo di Penang e il muftì locale Datuk Dr Wan Salim Mohd Noor. “Si tratta di portare pace alle persone – spiega p. Andrew –. La Chiesa cattolica sta dicendo ai musulmani: ‘Siamo fratelli, siamo amici’. È quello che fa sempre papa Francesco quando incontra leader di altre religioni”.

Quello di due giorni fa è il secondo incontro fra leader cattolici e musulmani in due mesi, dopo il faccia a faccia avvenuto l’8 gennaio fra l’arcivescovo di Kuala Lumpur e il muftì dei Territori federali, che ha aperto la strada ad una nuova stagione di dialogo fra le due religioni. Negli anni precedenti, i leader islamici si rifiutavano di incontrare le altre confessioni, in quanto consideravano l’islam su un altro livello, essendo religione di Sato.

Come riporta il quotidiano locale The Star, i temi della discussione fra mons. Francis e il muftì Wan Salim sono stati il rapporto fra sharia e legge civile e la preoccupazione comune nei confronti del terrorismo di matrice islamista: “Abbiamo parlato – ha detto Wan Salim – della mancanza di una piattaforma comune per discutere le misure legislative prese dalle corti civili e della sharia. Abbiamo trattato inoltre della questione che riguarda i figli di un genitore musulmano e uno non musulmano”. Negli ultimi tempi in Malaysia ha fatto scalpore l’episodio di una madre induista, sposata ad un musulmano, che si vede negato l’affido dei figli dopo che il marito li ha abbandonati. Alla nascita, i figli di coppie miste vengono infatti registrati in modo automatico come musulmani.

“Siamo qui per costruire ponti fra le due fedi – ha detto mons. Francis – e ci sono molte cose su cui siamo d’accordo, come ci sono molte questioni che vanno prese in considerazione. Lo saranno a tempo debito”.

Sul problema dell’appartenenza all’islam dei figli di coppie miste, p. Andrew ritiene che sia “un problema molto vasto. È una faccenda familiare che si è trasformata in una discussione nazionale, e credo che nessuno al momento abbia una chiara visione della possibile soluzione”. “Quel che è certo – prosegue – è che negli ultimi tempi tutti i vescovi si stanno impegnando per incontrare i muftì delle varie provincie, per costruire insieme migliori relazioni tra musulmani e cristiani e per iniziare a considerarsi amici e non più nemici. La Chiesa si sta impegnando molto in questo”.

A febbraio, la Commissione per la pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur (Asayo) ha tenuto un seminario insieme al corrispettivo islamico, il Movimento per i giovani malaysiani (Abim).